“Abbiamo analizzato il Patto per la Sicilia nei suoi diversi aspetti, evidenziandone le numerose criticità sia sotto il profilo finanziario che procedurale. Questo piano potrà essere ricordato come l’ennesima grande delusione rifilata ai siciliani da parte dei governi Renzi e Crocetta, che dopo avere propagandato un intervento keinesiano a favore dell’Isola, non riusciranno, entro la fine della legislatura, a dare il via ad uno solo del 1100 interventi annunciati. Il Patto per la Sicilia, tanto sbandierato da Roma e da Palermo, non è altro che un accordo al ribasso”

Lancia un allarme sulla applicabilità del Patto per la Sicilia il capogruppo di Forza Italia all’Ars Marco Falcone secondo il quale non c’è neanche uno straccio di delibera Cipe.

“Vorrei ricordare che con nota del 14 febbraio del 2014 l’allora ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia comunicava all’allora presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, che le risorse per la Sicilia erano pari a 8 miliardi di euro, cioè oltre il 25 per cento dei 33 miliardi previsti per il Mezzogiorno – prosegue l’esponente azzurro –. Oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario totalmente mutato, con una disponibilità di soli 2,3 miliardi di euro. E’ d’obbligo considerare anche il fatto che molti interventi previsti nel Patto non sono altro che la riproposizione di opere i cui fondi erano stati già disimpegnati per l’incapacità del governo regionale, come nel caso dei 50 milioni dell’impiantistica sportiva, o che lo Stato aveva sottratto in precedenza all’Isola, come nel caso degli interventi sulle opere di culto, che venivano prima finanziati in ragione dell’articolo 38 dello Statuto”.

“Se a tutto questo aggiungiamo l’appesantimento delle procedure amministrative a cui dovranno essere sottoposti i progetti – conclude Falcone –, ci troviamo di fronte a una Caporetto. La cronaca di un altro eclatante fallimento annunciato”.