Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Termini Imerese Angela Lo Piparo ha rinviato a giudizio due dirigenti della Città metropolitana, Salvatore Pampalone e Giacomina Maria Fasulo, rispettivamente di 63 e 58 anni. Per loro, l’accusa è quella di avere provocato la morte di Giuseppe Liotta, medico pediatra di 41 anni, travolto dall’alluvione del 3 novembre 2018 tra Marineo e Corleone.

La prima udienza del procedimento è stata fissata per il 6 ottobre prossimo.

Per il Gup “Non adottarono misure per garantire sicurezza”

Secondo il gup che ha accolto la tesi della Procura e della parte civile rappresentata dall’avvocato Dario D’Agostino, Pamplone e Fasulo “non adottarono le misure di loro competenza per garantire la sicurezza stradale, nonostante una allerta meteo rossa diramata dalla Protezione civile e recepita da Prefettura e Città Metropolitana, l’ex Provincia”.

La tesi dell’accusa

Secondo la tesi dell’accusa, i due imputati non fecero mettere alcun cartello per segnalare il pericolo e chiudere l’accesso. Sulla morte del pediatra la Procura di Termini Imerese diretta da Ambrogio Cartosio aveva avviato le indagini affidate ai sostituti procuratori Alessio Macaluso e Lorenza Tumaturi. L’autopsia sul corpo del medico confermò che il decesso avvenne per “insufficienza respiratoria acuta”.

La ricostruzione dei tragici fatti del 3 novembre 2018

Liotta doveva raggiungere l’ospedale “Dei Bianchi” di Corleone in cui lavorava. Partito da Palermo, dove viveva con la moglie ed i figli, non arrivò mai sul posto di lavoro. Fu costretto dall’ondata di fango a lasciare la strada statale 118 per andare nella provinciale 96. In breve tempo, però, anche questa via venne inondata dal torrente di Frattina.

A quel punto, sceso dalla sua vettura – e secondo la ricostruzione di quella tragedia – il pediatra fu trascinato dalla corrente. Morì a causa dei traumi e delle ferite riportati nei diversi impatti con le rocce.

Liotta prestava servizio nel reparto di pediatria dell’ospedale di Corleone da meno di un anno, da febbraio 2018. Era padre di due bimbi piccoli.

Travolto da acqua e fango, venne ritrovato 4 giorni dopo

Il 3 novembre di 4 anni fa aveva il turno di guardia notturna. Venne travolto da acqua e fango. Il suo cadavere venne ritrovato dopo oltre quattro giorni di ricerche nel vigneto di un’azienda agricola allagata dal fiume Belice sinistro nel territorio di Roccamena. Il corpo venne notato dall’equipaggio di un elicottero della polizia impegnata assieme alle altre forze dell’ordine ai volontari e ai vigili del fuoco delle attività di ricerca. Il corpo era in località Frattina al confine tra Roccamena e Monreale a circa 10 chilometri dove era stata trovata la sua auto.

In quello stesso giorno a Casteldaccia si consumava un’altra tragedia a causa dell’alluvione che mise in ginocchio mezza provincia: morirono travolte nel fango altre nove persone, fra cui quattro bambini.

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