Qualcuno lo aveva annunciato nei giorni scorsi e lo aveva predetto anche questo pomeriggio: alcuni percettori del reddito di cittadinanza hanno deciso però di passare dalle parole ai fatti. Un gruppo di una decina di persone ha infatti annunciato di intraprendere, a partire da questa sera, lo sciopero della fame davanti alla presidenza della Regione. Ciò per attirare l’attenzione sul ridimensionamento della misura di welfare introdotta dal Governo guidato dall’ex premier Giuseppe Conte ed oggi rimodulata dall’attuale presidente Giorgia Meloni.

De Lisi: “Resteremo qui ad oltranza”

Dopo il terzo presidio andato in scena questo pomeriggio in piazza Indipendenza, alcuni manifestanti hanno deciso di cambiare strategia. A spiegare i motivi del gesto è Giuseppe De Lisi, rappresentante dell’associazione Puc Palermo Help e anch’esso percettore del reddito di cittadinanza. “Noi resteremo qua ad oltranza, iniziando lo sciopero della fame contro le ingiurie dello Stato ai percettori del reddito. Basta entrare in un supermercato o andare a comprare le scarpe per il bambino. Nel momento in cui esci quella carta gialla, si percepisce tanto odio. Io non mi sento diverso dagli altri. Se questa misura esiste, è per aiutare quelle persone che hanno di bisogno. Se ci sono i cattivi, non esistono solo per il reddito, ma per tutti i meccanismi che esistono in questo paese”.

I manifestanti dormiranno in macchina

Nel progetto iniziale dei manifestanti, gli stessi si sarebbero voluti accampare sul posto, utilizzando delle tende. Fatto poi divenuto impossibile nella realtà per una questione di autorizzazioni. Così, il gruppo capitanato da Giuseppe De Lisi ha deciso di dormire in auto, manifestando il proprio dissenso nei confronti della cancellazione della misura. “Protestiamo perchè non siamo nati percettori del reddito di cittadinanza, bensì siamo nati lavoratori – commenta un manifestante -. Ognuno di noi, da piccolo, ha iniziato il proprio lavoro. Questo ci hanno trasmesso i nostri genitori. Ci dispiace poi per l’assenza dei sindacati, enti che dovrebbero tutelare i diritti degli operai. Noi vogliamo lavorare o, comunque, avete una forma di sussidio che ci permetta, in assenza del lavoro, di avere qualcosa di cui vivere”.

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