Il centrodestra porta a casa il piano di riequilibrio, non senza dolorose rinunce. Sala delle Lapidi dà il via libera all’atto dopo tre giorni di acceso dibattito in aula. Ventidue i voti favorevoli, nessun contrario e dieci astenuti. Un atto al quale erano stati presentati ben 22 emendamenti. Di questi, ne sono rimasti in campo soltanto sette. La proposta di modifica chiave è stata la seconda, a prima firma Forello, che si basava sulla direttiva vincolante del sindaco Roberto Lagalla in merito al piano del personale. Atto politicamente strumentale e sul quale si attendeva un emendamento, poi non arrivato, da parte della maggioranza. Emendamento sul quale Sala delle Lapidi si è poi astenuta all’unanimità, rappresentando una scollatura fra il sindaco e, quantomeno, alcune parti della coalizione a suo sostegno. Discrepanza che i gruppi di maggiornaza hanno provato ad acuire, votando un ordine del giorno sull’argomento. Atto che, comunque, non è vincolante.

Emendamento che l’assessore al Personale Dario Falzone aveva annunciato ieri, insieme al Capo di Gabinetto Sergio Pollicita. Un atto che, al netto della mancata presentazione da parte delle maggioranza, l’esponente di Giunta non ha mai disconosciuto, anzi lo ha difeso fino alla fine. Respinto, inoltre, l’altro emendamento, questa volta a prima firma Ferrandelli, con il quale si puntava a destinare le risorse del turnover prioritariamente alla stabilizzazione a full time (36 ore) di tutti i dipendenti comunali part-time. Favorevoli però solo i gruppi di centrosinistra. A proposito del personale quindi, vale quanto previsto originariamente dall’atto, con stabilizzazioni che saranno progressive e distribuite nel tempo, nonchè affiancate da alcune assunzioni per sostituire il personale che, negli anni, andrà in pensione. Nessuna delle modifiche sostanziali proposte ha ottenuto il via libera dal Consiglio Comunale.

Il dibattito d’aula

Un punto focale della delibera visto che uno dei principali problemi del Comune di Palermo è proprio il dissesto funzionale a cui l’ente è soggetto a causa della carenza di dirigenti e di dipendenti in alcuni dipartimenti chiave di Palazzo delle Aquile. Fatto su cui Sala delle Lapidi è rimasta paralizzata per tutta la giornata di ieri, addirittura fino a notte fonda. Seduta nella quale l’esponente di Lavoriamo per Palermo Salvo Alotta ha proposto una pregiudiziale sulla presenza del sindaco, degli assessori e dei dirigenti in aula. Atto bocciato dal centrodestra in maniera strumentale, per cercare di andare avanti più velocemente. Mossa boomerang su cui le opposizioni si sono impuntate fino ad arrivare alla seduta odierna.

Alla fine, gli uffici hanno risposto alle domande dei consiglieri. Presenti in aula il ragioniere generale Bohuslav Basile, il Capo Area del controllo analogo delle società Partecipate Roberto Pulizzi e la Capo Area del settore tributi Maria Mandalà. Neanche una parola durante il dibattito d’aula da parte dell’Amministrazione Comunale. “L’assenza dell’Amministrazione attiva è stata rumorosa”, ha dichiarato l’esponente di “Oso” Ugo Forello.

Varchi: “Non è punto d’arrivo, ma nuova partenza”

Il vicesindaco Carolina Varchi ha parlato soltanto nella fase finale dei lavori, poco prima delle dichiarazioni di voto. “So che le opposizioni, durante il dibattito, hanno fatto interventi di merito. Non c’è stato un atteggiamento ostruzionistico da parte loro. La maggioranza è ampia. Raccoglie al suo interno varie sensibilità per portare Palermo fuori dalla palude. Non è un mistero che in questo primo anno abbiamo stanziato 9 milioni di euro per portare la forza lavoro a 30 ore. I pilastri del piano di riequilibrio sono questi: riscossioni, Partecipate e personale. Al Consiglio chiedo di vigilare sull’applicazione del piano di riequilibrio. Questo è soltanto uno dei passi che stiamo muovendo. Non è un punto d’arrivo, ma una nuova partenza”.

Critiche su Partecipate e tasse

Dagli scranni delle opposizioni si sono levate critiche anche oggi. Durissimo l’esponente di Azione Leonardo Canto, che ha richiamato a suo giudizio le responsabilità di alcune anime del centrodestra. “State chiedendo un sacrificio a tutti i cittadini, sul quale state applicando tributi draconiani. Lo scorso anno in 14 hanno votato a favore del vecchio piano di riequilibrio, furono 12 gli astenuti, 1 contrario e 13 uscirono fuori dall’aula. E buona parte del centrodestra, Lega a parte, rientra in questa categoria”. Fra i punti più dibattuti anche lo stato delle società Partecipate. “Il tram è una delle cause principali dei problemi di Amat – ha sottolineato l’esponente di “Oso” Giulia Argiroffi -. E, con questo atto, ne stiamo decretando la morte. Sono costretta porre in evidenza sul fatto che si persevera ad agire senza programmazione. Ad agosto l’Amministrazione ha invertito l’ordine di priorità delle linee C, B e A. Cosa che avrebbe potuto dare ad Amat quel minimo di ristoro. Ma di questo atto d’indirizzo non c’è traccia. Avrei il piacere di vedere il cronoprogramma che è recentemente andato a gara. Le prime due servono all’azienda a pagare di meno. La A non solo non serve a nulla, ma provoca altri danni ed è l’esempio di una scellarata Amministrazione che è stata criticata da chi oggi avrebbe la possibilità di sovvertire quelle decisioni e invece continua sulla stessa strada”.

Gli aumenti dell’Irpef

Un piano di riequilibrio, quello redatto dal vicesindaco di concerto con la cabina di regia comunale, che esige un prezzo da pagare per la città. Un conto salato ma decisamente ammorbito rispetto alle previsioni dell’atto varato dall’Amministrazione Orlando. A cominciare dall’addizionale Irpef, elemento centrale del documento della Varchi e che costituisce una delle maggiori entrate previste dall’Amministrazioni. Numeri già messi nero su bianco ed approvati proprio nel mese di maggio dal Consiglio Comunale. L’ammontare complessivo degli introiti arriva a 219,7 milioni di euro in dieci anni. Nel concreto, l’Amministrazione ha azzerato gli aumenti per i contribuenti nell’anno 2022, grazie ad alcune risorse giunte dal Governo Nazionale. Si registrano inoltre riduzioni anche sulle successive annualità. Gli aumenti per il 2023 sono scesi ad 8,7 milioni di euro, grazie ad un ulteriore contributo straordinario di 760.000 euro destinato dal Ministero dell’Interno; a 12,7 milioni per il 2024 e per il 2025; miglioramenti importanti per le annualità 2026 e 2027 che, grazie alla previsione di un fondo da 40 milioni di euro stanziato dal Governo Nazionale, sono state abbassate rispettivamente a 14,5 milioni per il 2026 e a 28,7 milioni per il 2027. Il salasso però resta per il successivo quinquennio, con un aumento medio di quasi 36 milioni di euro all’anno fino al 2031.

Imposta di soggiorno ed addizionale sui diritti portuali

Altra nota dolente riguarda l’imposta di soggiorno, ovvero il contributo richiesto a chi pernotta nelle strutture ricettive del capoluogo siciliano senza essere residente a Palermo. Una “tassa” che quindi riguarda i turisti e i gestori di hotel e b&b, dalla quale il Comune di Palermo conta di incassare un surplus complessivo di 20 milioni di euro in dieci anni. Maggiori entrate calcolate in 500.000 euro per il 2023, ma che si alzano a 2,4 milioni di euro all’anno fino al 2031. Risorse alle quali si sommerà l’istituzione di una addizionale sui diritti portuali. Capitolo d’entrata recentemente approvato dal Consiglio Comunale e che comporterà aumenti per 500.000 euro nel 2023 e di 750.000 euro all’anno dal 2024 fino al 2031. Altro capitolo riguarda la completa definizione dei procedimenti di condono edilizio giacenti. Una cifra che gli uffici hanno stimato “in un maggior recupero di somma annuali per oneri concessori e conguagli oblazione pari a circa 600.000 euro annui”, che a decorrere dal 2023 e sino a tutto il 2031, è pari a 5,4 milioni di euro in nove anni.

Partecipate nodo centrale del piano

Nucleo centrale della proposta di piano di riequilibrio redatto dal Vice sindaco riguarda inevitabilmente le società Partecipate del Comune di Palermo. Falangi dell’Amministrazione sulle quali in passato si sono registrati diversi disallineamenti, con un controllo analogo non sempre efficace. Fatto sollevato anche dal ragioniere generale Bohuslav Basile, che più volte aveva rappresentato agli organi comunali la necessità di cambiare strada. Un processo che non è più opzionale. Proprio dalle Partecipate dipende buona parte della riuscita del piano di riequilibrio. Come ha scritto lo stesso Basile nel parere contabile sull’atto, “le misure correttive inserite nel piano relativamente alle società Partecipate costituiscono il fulcro del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale e il loro pieno conseguimento costituisce specifico obiettivo“. E’ l’atto stesso a dettare alcuni termini temporali improrogabili. “A decorrere dal 1 gennaio 2025 tutte le società Partecipte dovranno essere dotate di nuovi ed aggiornati contratti di servizio effettivamente idonei a garantire l’equilibrio strutturale delle rispettive gestioni”.

Il potenziamento del personale

L’altro elemento chiave del piano di riequilibrio riguarda il potenziamento del personale comunale. Il dissesto funzionale di Palazzo delle Aquile è stato uno dei principali elementi di difficoltà non solo sul fronte dell’operatività degli uffici ma anche e soprattutto sul fronte della capacità di riscossione dell’ente, fiaccata a tal punto da contribuire a creare la famosa condizione di sovraccreditamento che sta alla base della necessità del piano di riequilibrio. Ed è proprio dal potenziamento ed efficientamento degli uffici preposti alla gestione delle entrate proprie che passa il futuro della città. Un processo già parzialmente avviato e volto ad incrementare le percentuali di riscossione in trasferimenti erariali straordinari e pluriennali, nonché in nuove entrate tributarie. Operazione che trova copertura finanziaria esclusivamente nelle economie derivate dal turnover del personale e che si realizzeranno a decorrere dal 2024, dunque senza alcun onere economico–finanziario a carico del bilancio comunale.

Il rilancio dei beni comunali

Un atto nel quale l’Amministrazione prevede lo stanziamento di una somma da 100 milioni di euro finalizzata ad interventi di manutenzione sugli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. Fatto che punta al rilancio al patrimonio immobiliare comunale e a dare concreta al piano delle alineazioni recentemente varato da Palazzo delel Aquile. Fondi da ritenersi di “natura straordinaria poiché non ha precedenti nella storia del Comune di Palermo, rispetto al quale non è dato rinvenire nello schema di bilancio di previsione 2023/2025 già istruito la necessaria copertura finanziaria, sia essa ordinaria e/o straordinaria”.

Dimezzate le passività

Come sopra ricordato, nel documento economico-finanziario varato dalla Giunta Comunale, si parla di una riduzione delle passività dai 438 milioni di euro, previsti nella precedente delibera varato dall’Amministrazione Orlando, ai 202 milioni di euro attuali. Una cifra figlia della sommatoria di alcune voci negative. Fra queste, 85 milioni di euro sono ascrivibili al fondo rischi spese legali; 25,7 milioni derivano da debiti fuori bilancio; 18 milioni  dalla mancata approvazione Pef Tari 2021 e 72 milioni di disavanzo tendenziale 2021. Con riguardo ai debiti fuori bilancio, l’ammontare complessivo derivano da 12,9 milioni di euro da corrispondere per sentenze esecutive e 12,7 milioni per l’acquisizione di beni e servizi senza impegni di spesa. Una cifra per la quale l’Amministrazione Comunale ha già accantonato 20,2 milioni di euro, di cui 5 in sede di rendiconto 2021 e 15,2 nel bilancio di previsione 22-24. Rimarrebbero quindi fuori circa 5,5 milioni di euro, anche se il Consiglio Comunale ha finanziato e riconosciuto debiti per 6,3 milioni di euro, pareggiando la partita in questione. Un fenomeno che, avverte anche il ragioniere generale, va comunque diminuito in prospettiva.

Il saldo di cassa e i fondi nazionali

E, proprio la prospettiva, è un elemento chiave del piano di riequilibrio, visto che lo stesso è modificabile in base all’arrivo di ulteriori risorse dal Governo nazionale o da altre fonti di finanziamento. Fatto che si somma alle notizie positive che arrivano dal saldo di cassa, tornato positivo proprio quest’anno in virtù dell’arrivo degli stanziamenti che erano appunti rimasti bloccati a Roma, in seguito ai ritardi sull’approvazione dei documenti contabili e che avevano perfino portato alla nomina di un commissario regionale. Risorse sbloccate il 17 aprile 2023, con l’arrivo di una somma vicina ai 254 milioni di euro. Inoltre, il Ministero dell’Interno, scrive il ragioniere generale Bohuslav Basile nel parere favorevole emesso all’atto, “deve ancora al Comune di Palermo ulteriori 12,3 milioni di euro. Inoltre, il Ministero del Lavoro è insolitamente in ritardo rispetto all’erogazione del consueto trasferimento dovuto per la stabilizzazione del personale ex precario per un importo pari a 27,5 milioni di euro”. In favore del Comune di Palermo inoltre, “risulta già maturato il diritto al pagamento di ulteriori 39,8 milioni di euro, sicchè il saldo effettivo virtuale ascende ai 293,4 milioni di euro”.

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