La confessione immediata con tanto di valigia al seguito non hanno convito gli inquirenti che non credono al raptus o al delitto spinto dalla gelosia. Da giorni, forse da settimane Salvatore Baglione, 37 anni, avrebbe premeditato di uccidere la moglie Piera Napoli, 32 anni. Oggi il marito Salvatore Baglione sarà davanti al gip per l’udienza di convalida. Il procuratore aggiunto Laura Vaccaro e il pm Federica Paiola contestano l’aggravante della premeditazione. Per l’accusa l’omicidio era pianificato.
Sarà conferito anche l’incarico per l’autopsia. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri della compagnia di San Lorenzo guidata dal capitano Simone Calabrò.
La donna non aveva nascosto i timori ad alcune amiche. Ma non si era decisa a fare il passo fondamentale in queste storie che hanno sempre troppo spesso un terribile copione.
Non aveva denunciato. Una volante della polizia era arrivata a casa. Lei non voleva fare entrare più in casa il marito. Baglione sarebbe entrato dalla finestra. Una volta riportata la calma. però, aveva portato un coltello dalla ditta dove lavorava le carni. Un coltello da 35 centimetri con una lama da 20. Quel coltello sporco di sangue che ha fatto trovare ai carabinieri. “Piera era preoccupata, – racconta un’amica – ma non voleva denunciare, non voleva togliere il padre ai suoi figli. Ma con il marito erano ormai separati in casa”.
Anche i familiari in lacrime non si danno pace. “Se solo avesse denunciato quell’uomo”. Davanti alle telecamere i vicini di casa non hanno detto nulla sulle urla e le liti ormai quotidiane che andavano avanti in quella casa davanti ai tre figli. Ma nessuno a fatto una semplice segnalazione una chiamata. Nessuno è stato allertato. Ancora una volta si è lasciata sola una donna.
E in questo 2021 sono già sette le donne uccise da uomini violenti che non sanno amare. Due di queste donne sono in Sicilia. La notte tra sabato 23 e domenica 24 gennaio il delitto di Roberta Siragusa a Caccamo, stordita e data alle fiamme. Per questo omicidio si trova in carcere Pietro Morreale, l’ex fidanzato.
Conviveva da 20 anni con l’uomo che le ha tolto la vita in strada a San Giuliano Milanese, Luljieta Hesta, un’albanese di 47 anni, la cui unica colpa è stata di avere accanto un uomo che l’ha accoltellata accecato dalla gelosia.
È stato, invece, condannato a 30 anni, Moncef Naili, 52 anni, il cuoco di origini tunisine, che ha ucciso a Palermo la moglie Elvira Bruno, 53 anni. Erano sposati dal 2006, un mese prima che venisse ammazzata, la donna aveva avviato le pratiche di divorzio.
Una decisione che però il marito non aveva accettato di buon grado. Durante un litigio, la mattina del 17 aprile di due anni fa, le strinse le mani attorno al collo fino a soffocarla. Resosi conto di quanto accaduto, avrebbe cercato di rianimarla ma ogni tentativo fu inutile.
Poi chiamò la polizia e confessò quel delitto consumato nell’appartamento in via Pecoraro Lombardo, a pochi passi dalla stazione Notarbartolo. A un amore contrastato, clandestino, è legata la morte di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30 anni. Il suo cadavere venne ritrovato la sera del 22 novembre 2019 in una zona di campagna tra Partinico e Balestrate. Ad ucciderla, l’imprenditore partinicese Antonio Borgia, di una ventina d’anni più grande, con cui aveva una relazione extraconiugale da un anno.
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