Il policlinico “Giaccone” di Palermo torna ad essere preso di mira dai ladri. Si registra in questi giorni l’ennesimo furto all’interno della struttura ospedaliera universitaria. Qualcuno sarebbe entrato nel reparto di chirurgia e dagli armadietti del personale sarebbero stati rubati oggetti personali. Non solo: anche alcuni degenti hanno sostenuto di aver visto sparire i loro telefoni, soldi e quant’altro nelle loro stanze.

Furti mirati

Non si tratterebbe di un episodio casuale o isolato. Infatti l’impressione è che i ladri entrati in azione al policlinico lo abbiano fatto pianificando tutto. Gli armadietti sono stati infatti divelti con appositi arnesi. Raid che è stato organizzato di notte. Ad accorgersi di quanto successo un impiegato che aveva svolto il turno di notte. Una volta entrato nello spogliatoio del reparto ha notato tutti gli armadietti scardinati e aperti.

Anche aggressioni

Nel recente passato non ci sono stati solo furti ma anche aggressioni al policlinico Palermitano. Malviventi, in orari strategici muniti di coltello, hanno importunato medici, specializzandi, infermieri e studenti chiedendo denaro e tutto ciò che è in loro possesso. Numerosi sono stati gli episodi di rapina e furto e , di contro, numerose sono state le segnalazioni rivolte  ai professori del corso di laurea e alle forze dell’ordine.

La protesta degli studenti

Una situazione complicata che sfociò con una lettera aperta di studenti e tirocinanti del corso di laurea in infermieristica. Chiesero “aiuto e protezione” per potere svolgere il loro lavoro in sicurezza tra i viali spesso isolati soprattutto nelle ore serali e notturni dei due ospedali vicini. “Ci chiediamo – era stato scritto in un passaggio della missiva: a che punto arriveremo? Dobbiamo farci giustizia da soli?  Deve per forza scappare il morto prima di ricevere aiuto da parte di qualcuno?”.

Le denunce sui social

Gli studenti si sono mossi con ogni mezzo. Segnalazioni attraverso i social network, raccolte firme per incrementare la sicurezza. L’obiettivo e la speranza erano quelli di ricevere un aiuto da parte delle istituzioni e dall’università di Palermo, dalle quali sostenevano di sentirsi “completamente abbandonati”. “Potremmo continuare a svolgere il nostro tirocinio formativo tranquillamente – proseguiva la lettera – e con entusiasmo? Qualcuno ci aiuterà? Ci ascolteranno?”.

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