“Vogliamo lavorare”, questo è il grido che risuona fra i precari covid siciliani che hanno deciso di manifestare questa mattina sotto la sede dell’Ars, a Palermo. Più o meno trecento quelli che hanno deciso di sfidare la pioggia e di chiedere a gran voce di potere continuare ad esercitare la propria mansione portati avanti in questi ultimi ultimi anni di pandemia. Dall’essere eroi a rischiare il posto di lavoro. Un paradosso che i lavoratori non accettano, anche alla luce della necessità di figure professionali all’interno del sistema sanitario regionale. Durante il sit-in, un gruppo di sindacalisti è stato ricevuto all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Le voci della protesta

Precari Covid protesta sotto l'Ars

Manifestazione alla quale hanno partecipato lavoratori provenienti da varie Province della Sicilia. Da Trapani ad Agrigento, passando per Palermo e Caltanissetta. Le sensazioni sono comuni, così come le richieste poste alla Regione. “Quello che chiediamo è continuare a poter lavorare – dichiara Daniela Pecoraro, assistente informatica precaria -. In questi anni abbiamo lottato contro il covid. Vogliamo continuare a garantire i LEA, ovvero i livelli essenziali di assistenza. Le Asp, tutti i dipartimenti e perfino gli ospedali hanno bisogno di figure professionali come le nostre. E’ una lacuna che la Regione deve colmare”.

“Noi vogliamo garantire il servizio dato in questi due anni, nonostante i numerosi rinnovi di mese in mese – aggiungere l’ingegnere Luigi Dalia -. Abbiamo lavorato nella totale incertezza e nella paura che i nostri contratti non fossero rinnovati. Noi vogliamo continuare a lavorare. Siamo giovani, forti e possiamo dare il nostro contributo”. I lavoratori non si dicono contrari anche alla prospettiva di un concorso, anche se chiedono una valorizzazione del lavoro fornito e sostenuto in questi anni di emergenza sanitaria.

La risposta della Regione

Una protesta alla quale è arrivata la risposta del Governo Regionale, nella persona del presidente Renato Schifani. “L’attuazione della rete territoriale di assistenza, con l’attivazione di case e ospedali di comunità e delle Centrali operative territoriali (Cot), fornirà un’occasione utile per il recupero delle professionalità rappresentate dal personale amministrativo e tecnico impiegato nell’emergenza Covid”. Un percorso che, nell’immediatezza, “non può essere inserito nelle piante organiche degli enti e delle aziende del servizio sanitario regionale pubblico“.

“Nelle strutture territoriali – aggiunge l’assessore alla Salute Giovanna Volo – è previsto che siano portate avanti attività di telemedicina e, soprattutto, il potenziamento e l’utilizzazione dei fascicoli personali elettronici, per questo siamo convinti che potremo valorizzare la preziosa esperienza sul campo di questi lavoratori”. Parole condivise anche dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, che però guarda al problema dei precari in maniera più complessiva. “Non è nostra intenzione gettare fumo negli occhi a nessuno. Dobbiamo lavorare in sinergia per avviare un percorso di stabilizzazione di questi lavoratori, che di fatto rappresentano ormai un bacino, prevedendo però criteri equi che rispettino anche i diritti acquisiti di quanti sono già precari nelle Asp da oltre dieci anni“.

Dalle opposizioni: “Destra ha abbandonato i precari covid”

Vertenza sulla quale arrivano aspre critiche da parte del mondo dell’opposizione regionale. Come quelle mosse dal parlamentare Nello Dipasquale. “La destra, dopo avere portato avanti una campagna elettorale sulla pelle di questi lavoratori, ora li abbandona – sottolinea l’esponente Dem -. Nessun atto concreto è stato portato avanti dal governo regionale per dare un futuro a questa platea, cosa che è possibile fare aumentando le dotazioni organiche delle aziende sanitarie. Quelle dotazioni organiche oggetto di una ricognizione ‘last minute’ e assolutamente tardiva in assessorato”. Secondo Dipasquale, infatti, “il governo avrebbe dovuto muoversi già all’indomani della prima proroga”, scatatta a fine dicembre 2022.

 

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