“Il rischio non è contrarre il virus a scuola ma i danni che i ragazzi subiscono dalla mancata relazionalità”. Lo dicono i presidi italiani, attraverso il proprio portavoce nazionale, secondo cui il vero problema non sarebbe il rischio contagi all’interno delle aule ma all’interno dei mezzi pubblici. “Le scuole non si aprono perché non è stato messo in sicurezza il trasporto”, dicono.
A parlare è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, su Il Messaggero. “Gli studenti devono rientrare perché rischiamo danni allo sviluppo e alla formazione. Vengono privati della relazionalità. Ma il problema non è la scuola. Non si aprono le scuole, così come deciso anche da diverse regioni, perché non è stato messo in sicurezza il sistema di trasporto pubblico”.
L’Istituto Superiore di Sanità, tra l’altro, ha certificato che nella scuola non ci sono i contagi, si tratta di ambienti molto più sicuri di tanti, come osserva il presidente dei Presidi italiani. “Il problema sono i mezzi di trasporto, visto che una componente di rischio arriva proprio da quello che circonda il sistema scolastico di cui ora paghiamo le conseguenze”.
In Sicilia la ripartenza è a macchia di leopardo, ogni scuola decide diversamente per l’autonomia scolastica anche se la regola regionale stabilirebbe di ripartire domani per le scuole dall’infanzia alle medie e l’11 ovvero lunedì per le superiori. “Se organizzare il sistema di trasporto in sicurezza significa entrare alle 10 – aggiunge Giannelli – , vuol dire provocare inevitabilmente tanti disagi per l’organizzazione scolastica, gli orari scaglionati, con un ingresso alle 8 e uno alle 10. Entrare alle 10 è decisamente complesso, incompatibile con una normale giornata scolastica. Quindi, poiché non sono riusciti a riprogrammare il sistema di trasporto, si chiede alle scuole di farsi carico del problema con un orario di ingresso penalizzante per gli studenti”.
La proposta è di posticipare tutte le attività a dopo le 10 ad esclusione della scuola e dei servizi impossibili da spostare, come quelli sanitari.
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