“In questi giorni di polemica strumentale nei confronti del nuovo governo, vorrei raccontarvi la storia delle centinaia di coppie siciliane che hanno avviato percorsi di procreazione medicalmente assistita e che non possono andare avanti. Sapete il perché? Perché il Ministro Lorenzin aveva pensato bene di inserire nei LEA (livelli essenziali di assistenza) i trattamenti di PMA, ma senza inserirli nel Nomenclatore Tariffario. Una vera e propria beffa, per la quale chiedo intervento immediato del legislatore regionale”. A denunciarlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Stefano Zito, che ha depositato richiesta di audizione congiunta ai presidenti delle Commissioni Bilancio e Sanità all’Ars per chiarire la situazione delle strutture pubbliche che erogano il servizio di PMA. Sulla vicenda, era intervenuta gli scorsi mesi anche la deputata Ars Angela Foti che aveva interpellato l’assessore Razza “per la copertura delle prestazioni ferma al 2017”.
“Pur essendo state inserite le prestazioni di PMA all’interno dei LEA dal marzo 2017 – spiega Zito – sino a fine esperienza ministeriale, Lorenzin non aveva emanato il prescritto Nomenclatore Tariffario e pertanto le tecniche di PMA ancora non rientrano di fatto fra quelle a carico del Servizio sanitario Nazionale. L’ assessore alla Salute nel luglio 2018 ha comunicato alle strutture che ad oggi non è più consentita l’erogazione di prestazioni di PMA a carico del servizio sanitario. Per cui non è ben chiaro come le strutture che hanno in carico le coppie già pronte per eseguire la tecnica dovrebbero procedere. Tutto a carico del paziente? Tuttavia alcune prestazioni relative alla varie fasi della PMA rientrano nel tariffario delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, per cui potrebbero essere ‘scorporate’ dal regime di copayment. Oggi pertanto, chiedo che vengano invitati in audizione anche i direttori generali delle Asp siciliane e dei centri PMA delle varie strutture ospedaliere, per chiarire, la modalità di utilizzo dei fondi per l’erogazione delle prestazioni di PMA, la situazione delle strutture e – conclude Zito – le modalità con le quali ad oggi le stesse debbano procedere”.
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