Il Pd Sicilia celebra le sue primarie il prossimo 16 dicembre, vi arriva profondamente lacerato ed anche il tentativo di ricerca di una compattezza e di un’unità per puntare su un unico candidato è andato a vuoto. Da una parte l’ufficializzazione della candidatura di Davide Faraone avutasi sabato scorso, ha riaperto ferite e sollevato non poche polemiche verso chi chiedeva un segnale forte di discontinuità con il passato.
Alla corsa per la segreteria dopo la mossa di Antonio Rubino, dell’area Partigiani Dem, di correre in ticket con l’ex sottosegretario ecco che Teresa Piccione ha deciso di sfidare quello che è il plenipotenziario e referente di Renzi in Sicilia.
BlogSicilia l’ha intervistata per conoscere ragioni e motivi di una candidatura mal digerita dal suo stesso sfidante. La candidata, ex deputato, rappresenta l’area di Nicola Zingaretti, Matteo Richetti e parte dell’area di Maurizio Martina, ovvero quella che in Sicilia vanta due nomi come Mila Spicola e Michela Giuffrida.
Cosa non ha funzionato fino adesso all’interno del Partito nell’Isola?
E’ mancato l’ascolto, avremmo evitato errori. Non c’è stato un partito comunità attento ai bisogni dei cittadini. Il Partito è stato soltanto autoreferenziale diviso direi nella gestione leaderistica. Questo non è il Pd che è un partito che si confronta e plurale. Una cosa però è il confronto un’altra è l’esplosione di chi non è d’accordo. Questo non va bene, il correntismo esasperato non va bene. Io penso che si è chiusa una stagione, occorre voltare pagina bisogna recuperare il rapporto con la cittadinanza, con l’esterno del Pd. Questo mi sta a cuore. Stiamo vivendo un momento sociale difficile e grave, io ho accettato perchè c’è una destra cattiva e movimenti qualunquisti, entrambi queste due forze alimentano rancori e non lavorano per la pace sociale.
Ognuno deve fare la sua parte, fare il congresso del Pd è fare una parte per il Paese. La ricostruzione del Pd oggi serva a salvaguardare lo spazio democratico in Italia e il Pd deve ricostruire un campo di alleanze nel centrosinistra e ricostruire il suo ruolo.
Le idee chiave e battaglie che secondo lei il Pd deve fare sue in Sicilia?
La prima priorità è il lavoro, poi il tempo pieno nella scuola che ha subito una riforma senza che sia centrale il momento educativo. Fondamentale è lavorare sulla fiscalità di vantaggio c’è bisogno di zone economiche speciali e il credito d’imposta sulle assunzioni e sugli investimenti. Ma l’attenzione deve essere anche all’infrastrutturazione, all’agricoltura e al dissesto idrogeologico.
I rapporti del Pd con il Governo regionale targato Nello Musumeci?
Noi siamo alternativi a questo Governo: ho polemizzato e considero stucchevole aver invitato ad una manifestazione del Pd Gianfranco Miccichè. Noi siamo il Pd ed il Pd ha il suo programma e la sua identità e non può avere rapporti di altro genere. Questo Governo oltretutto è immobile e non ha portato nè in Giunta nè in Assemblea neanche le riforme annunciate.
Andiamo alle polemiche con il suo sfidante che lamenta la mancanza di unità?
Noi abbiamo tentato in tutti i modi di fare un congresso unitario con un candidato che rappresentasse tutti, infatti abbiamo presentato una rosa di nomi. E’ stata Faraone a rompere questa unità con la sua candidatura con una decisione assunta oltretutto, che stando alle notizie di stampa, con la presenza di persone di altre formazioni politiche. Noi il segretario lo eleggiamo all’interno del Pd e non subiamo diktat da nessun partito.
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