Cambiano i giudici del collegio e vengono rinnovati gli atti del processo sulle cosiddette spese pazze all’Ars che vede imputati, per peculato, deputati regionali delle scorse legislature.

A processo Giulia Adamo, Rudy Maira, Giambattista Bufardeci, Livio Marrocco, Cataldo Fiorenza e Salvo Pogliese.

La sostituzione del presidente della sezione, va via Marina Petruzzella e subentra Fabrizio La Cascia, ha determinato l’obbligo di acquisire, grazie al consenso dei legali che ha evitato che il processo ripartisse da zero, le attività fin qui compiute.

Il dibattimento, ormai alle battute finali, è stato rinviato al 17 ottobre per l’esame degli ultimi due imputati: Pogliese e Maira.

Si tratta di una tranche di una maxi inchiesta della Procura che nel 2014 portò alla notifica di una ottantina di avvisi di garanzia per altrettanti deputati dell’Ars e impiegati dei Gruppi parlamentari. L’accusa era che avessero impiegato per fini personali i soldi assegnati ai Gruppi. L’indagine, nel tempo, si è molto ridimensionata. Per alcuni indagati è stata la stessa Procura a chiedere e ottenere l’archiviazione. Altri sono stati prosciolti dal gup.

A giudizio sono finiti i sei sotto processo oggi, due parlamentari giudicati e condannati in abbreviato e altri che hanno patteggiato la pena.

Per il gup che dispose i proscioglimenti, decisione che poi resse in Cassazione, per potere contestare il reato di peculato
devono verificarsi due condizioni: “la prima è che vi sia prova del fatto che sono state effettuate da parte del parlamentare regionale delle spese attraverso i contributi erogati dall’Assemblea Regionale Siciliana in capo a ciascun gruppo parlamentare, mediante l’esibizione della relativa documentazione fiscale, contabile ed extracontabile. “La seconda
condizione – si leggeva nella motivazione – è che vi sia prova del fatto che quella spesa sostenuta dal parlamentare regionale e comprovata dalla documentazione fiscale acquisita agli atti, sia stata diretta a perseguire un fine non rispondente a quello istituzionale per il quale era stato in precedenza erogato il contributo, essenzialmente legato al funzionamento del gruppo parlamentare che ne è stato il beneficiario”.