Finanziare programmi e servizi che permettano il reintegro sociale, e contemporaneamente la risoluzione degli effetti derivanti dal reato commesso, delle persone giudicate colpevoli al termine di un procedimento giudiziario. Pubblicato il bando con il quale l’Area delle Politiche Socio-Sanitarie del Comune di Palermo intende affidare il potenziamento dei servizi del “Centro per la Giustizia riparativa”.
I fondi
Pronti oltre settecento mila euro, finanziati dal Fondo extra comunale (FSC), per l’affidamento ad enti del Terzo Settore operanti nell’ambito della Giustizia riparativa. Quest’ultimi, in qualità di mediatori, dovranno garantire il servizio, già attivo e che oggi viene così potenziato, che “consenta il riconoscimento della vittima del reato, la responsabilizzazione dell’autore dell’offesa nonché la ricostruzione di legami con la comunità”.
Palermo, insieme tra le altre a Milano, Torino e Bari, è dunque tra le prime città italiane allineate alla riforma Cartabia, che prevede la gestione diretta del servizio da parte della Pubblica Amministrazione, potendo così attingere ai fondi stanziati per il rafforzamento dello stesso.
Il progetto
Il progetto, della durata di 36 mesi, mira a coinvolgere attivamente sia le vittime del reato, sia chi ne è stato giudicato colpevole in procedimenti penali minorili, presso Giudice di Pace, per il quale sia stata disposta la messa alla prova e in ogni altro caso su richiesta della persona interessata o del suo legale o su suggerimento delle forze dell’ordine.
«Si tratta di un progetto che proietta Palermo su un piano internazionale, alla pari dei sistemi sociali europei e mondiali, adottando uno strumento nato negli Stati Uniti e concepito già alla fine degli anni ‘80 – commenta l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Palermo, Rosi Pennino -. Lo stesso concetto di reintegrazione sociale per mezzo del confronto con le vittime dei reati, con i Centri per la Giustizia Riparativa a recitare il ruolo di mediatore, e di ‘riparare’ al danno causato sono alla base delle politiche a sfondo sociale che abbiamo in mente sin dall’inizio della nostra attività come Assessorato»
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