Don Vincenzo Esposito, il parroco accusato di prostituzione minorile, va ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Sarà curato in una struttura della Curia.

Il Gip ha accettato la richiesta del legale del prete

Al sacerdote di origini siciliani arrestato dopo indagini dei carabinieri, sono stati concessi gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Fabio Pilato ha accolto la richiesta di sostituzione della misura cautelare avanzata dal legale della difesa, l’avvocato Renato Vazzana.

Sacerdote ospite di una struttura della curia

Il sacerdote, originario di Caltavuturo in provincia di Palermo e in servizio in una parrocchia umbra, sarà ospitato da una struttura della curia per il recupero dei sacerdoti con problemi psicologici. Sono vietati i rapporti con il mondo esterno.
E telefonicamente, infatti, secondo l’accusa, che il sacerdote avrebbe convinto alcuni ragazzini della provincia di Palermo a masturbarsi in cambio di denaro.

I carabinieri della compagnia di Termini Imerese lo hanno intercettato mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni. In cambio dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postepay. Sotto inchiesta c’è anche la madre di uno dei ragazzini: secondo l’accusa sapeva cosa stava accadendo e avrebbe indotto il figlio a prostituirsi con il sacerdote.

Il caso

L’ordinanza di custodia cautelare venne firmata dal gip del Tribunale di Palermo nei confronti del prete, di 63 anni che esercitava il suo ministero a San Feliciano Magione, un piccolo borgo in provincia di Perugia.

Il prete venne arrestato con una donna di Termini Imerese. Il figlio della donna sarebbe una delle vittime del sacerdote. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Termini Imerese.

Il prete e la donna sono indagati per prostituzione minorile aggravata. In cambio di piccole somme di denaro, il sacerdote avrebbe ottenuto dalla madre il permesso di compiere atti sessuali, seppure a distanza, in chat con il figlio e avrebbe scambiato materiale pornografico tramite i social network.

Le richieste del prete ai ragazzini contattati sui social in chat sarebbero state molto esplicite. Chiedeva video e videochiamate dietro il pagamento di soldi. Erano le stesse vittime che chiedevano di avere ricaricato la carta prepagata. Adesso il prete, originario di Caltavuturo, si trova nel carcere di Spoleto. Nell’inchiesta è coinvolta anche una donna di Termini Imerese finita ai domiciliari. E’ la madre di una delle vittime che sarebbe stata consenziente nei rapporti virtuali con il sacerdote. Prete che avrebbe fatto leva sul disagio sociale dei ragazzini e delle loro famiglie per richiedere certe foto e certi video sempre molto espliciti.

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