Una domanda “equivoca” ad un concorso pubblico, candidata Palermitana vince un ricorso al Tar. Aveva presentato ricorso dopo essersi imbattuta nei quiz sottoposti al concorso per dirigenti dell’agenzia delle dogane e dei monopoli. Aveva notato l’utilizzo di vocaboli che in una domanda potevano avere diverse interpretazioni. Il tribunale amministrativo le ha dato ragione. Adesso i giudici amministrativi l’hanno riammessa. La candidata può continuare il suo percorso verso la conquista di uno dei posti pubblici messi a disposizione dallo Stato.

Il quesito di logica

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di una palermitana che aveva contestato il risultato del concorso per dirigenti dell’agenzia delle dogane e dei monopoli. Secondo la concorrente un quesito di logica, quindi una domanda dell’esame tra quelle formulate, dava adito non ad univoca interpretazione. Questo perché sarebbero stati usati vocaboli che nella lingua italiana hanno più di un significato a seconda del contesto in cui vengono utilizzati.

Contestato esito della graduatoria

Assistita dagli avvocati Giuseppe Ribaudo (nella foto) e Francesco Carità, la candidata ha presentato ricorso al Tar contestando l’esito della graduatoria. Secondo i giudici amministrativi i quesiti formulati in una prova d’esame per testare la capacità deduttiva, sia le premesse che la conclusione, devono essere formulate in modo non equivoco. In caso contrario risulta compromesso il percorso logico razionale richiesto al candidato. Per questo il Tar del Lazio, ritenendo il quesito contestato dalla ricorrente palermitana fosse formulato in modo poco chiaro, lo ha annullato.

Accesso alle fasi successive

La decisione, quindi, consente alla ricorrente di accedere alle fasi successive del concorso che nel frattempo, grazie a provvedimenti cautelari, aveva sostenuto e superato. “Sarebbe opportuno – spiegano gli avvocati – che le modalità concorsuali per dirigenti si svolgano con domande attinenti al profilo professionale che gli stessi dovranno ricoprire. Non invece con quesiti che mirano a far confondere e sbagliare i candidati. Quesiti che più si avvicinano a quiz televisivi e non a modalità di reclutamento per la pubblica amministrazione”.

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