Poche liquidità e tanti costi da sostenere. Le cose non vanno in casa Rap. Dal report trimestrale che interessa il periodo luglio-settembre emerge ancora un quadro abbastanza deficitario. Dall’inizio dell’anno si registra una perdita di esercizio da 7,5 milioni di euro, quasi il doppio rispetto al primo trimestre dell’anno (quando era 3,8 milioni di euro). A pesare in maniera massiccia la mancata concessione di un prestito in quota parte del credito vantato dall’azienda nei confronti del Comune di Palermo in seguito della transazione condotta con l’ex Curatela Amia, nonchè una serie di voci di bilancio sforate in termini di uscite finanziarie. Fra questi quelle relative al costo del personale e al noleggio dei mezzi. Elementi necessari a garantire lo svolgimento del servizio di raccolta rifiuti ma che comportano un’inevitabile fuoriuscita di denaro che l’azienda non sembra permettersi. Fatto che ha scatenato la preoccupazione di diversi consiglieri comunali d’opposizione e di alcuni sindacati di Rap, ma sul quale l’azienda si sta muovendo. Come è noto, la società Partecipata e il Comune stanno trattando una risoluzione della questione. Ciò dopo la convocazione dello stato d’agitazione da parte dei dipendenti della Rap.
Mancanza di liquidità
Con riguardo all’andamento economico-finanziario di Rap, si registra “uno scostamento complessivo pari a 5,3 milioni di euo rispetto a quanto previsto in sede di redazione del budget aziendale”. Un minus che, secondo l’azienda, sarebbe da attribuire “alla mancata concessione del prestito da parte di Banca Intesa, per quota parte del credito, relativo al mese di luglio ed ammontante e a 6,8 milioni di euro (per circa 1/3 delle fatture per servizi a terzi sulle vecchie vasche esaurite), giusta transazione stipulata nel mese di ottobre 2022 con l’ex Curatela Amia”. Mancanza alla quale si sommano il mancato incasso per le fatture di servizi manutenzione stradale del I trimestre 2023, nonchè il mancato versamento delle somme previste dall’adeguamento del corrispettivo del Comune.
Assenza di fondi che, secondo Rap, ha avuto conseguenze a cascata, determinando “una contrazione delle liquidità non indifferente per l’azienda, che si è vista costretta a ritardare il pagamento dei contribuiti obbligatori nei confronti dell’INPS e dell’INPDAP, ricorrendo alla richiesta della rateizzazione del debito per un importo di circa 5,2 milioni di euro da pagare in 20 euro, di cui la prima al 29 settembre con relativi interessi. L’azienda – aggiungono gli uffici nel report – non ha potuto adempiere al pagameto delle partite debitorie nei confronti dell’erario sia per le ritenute operate nei confronti dei lavoratori, sia per i debiti propri dell’azienda con conseguente scostamento rispetto al budget di 2,2 milioni di euro. La mancanza di liquidità non ha consentito di effettuare gli investimenti previsti in budget con uno scostamento di circa 2 milioni di euro, rispetto alla previsioni di investimento che sarebbero risultati determinanti attesa la vetustità delle attrezzature e dei mezzi aziendali”.
Incremento dei costi
Nell’analisi dei conti di Rap, l’azienda pone l’accento su alcune voci di costo aumentate rispetto alle previsioni. Fatto che riguarda soprattutto quella che in economia viene definita come “gestione operativa“, ovvero l’area della società che si occupa della creazione o, in questo caso, dello svolgimento del core business aziendale (ovvero la raccolta dei rifiuti). Particolare attenzione viene dedicata al tema del personale. Come è noto, la società Partecipata del Comune ha dovuto far ricorso a forme di straordinario e di progetti obiettivi per controbilanciare le carenza di dipendenti (circa 900 quelli persi dal 2014 ad oggi), senza che quest’ultimi siano stati adeguatamente sostituiti con dei concorsi (ad oggi infatti il bando per l’integrazione di 306 operatori ecologici è fermo alle fasi burocratiche).
La voce personale ha pesato parecchio, con un incremento di 6,1 milioni di euro sul costo dei dipendenti. Fatto derivante, in primo luogo dagli esborsi necessari a coprire la prima tranche del rinnovo del Contratto di Lavoro. In seguito luogo, all’esaurimento della decontribuzione garantita dal Governo Nazionale. E, soprattutto, proprio agli straordinari e alle altre forme di lavoro extra a cui sono stati costretti i dipendenti. Operazione che, mette nero su bianco Rap, è la “naturale e inevitabile conseguenza della ormai carenza di organico, in assenza dei quali RAP non sarebbe compravatamente e in nessuno caso in grado di svolgere il servizio pubblico essenziale e assolvere ai compiti di istituto contrattualmente affidati”. Fatto a cui si somma anche la necessità di noleggiare nuovi mezzi, visti i malfunzionamenti di buona parte della truppa di asset al momento disponibile in casa Rap. Elemento che è costato agli uffici di piazzetta Cairoli circa 1,3 milioni di euro.
Opposizioni e sindacati preoccupati
Una situazione che sta destando preoccupazione fra i ranghi delle opposizioni. Il capogruppo del M5S Antonino Randazzo parla di “situazione grave e allarmante dal punto di vista economico e conseguentemente finanziario. La Rap va urgentemente aiutata con risorse finanziarie adeguate; Dalle prossime risposte del sindaco e della sua giunta capiremo se è davvero intenzione di questa amministrazione fare il possibile per fare funzionare finalmente il servizio pubblico di gestione dei rifiuti o se si intende privatizzare la gestione dei rifiuti”. Visione a cui si associa anche il capogruppo di Progetto Palermo Massimo Giaconia. “I dati riportati in quest’ultima relazione periodica, purtroppo, confermano le nostre preoccupazioni, già manifestate in tutte le sedi deputate a decidere sul futuro della Rap e su quello dei suoi dipendenti. E comprovano che le rassicurazioni del sindaco Lagalla e della sua vecesindaco Varchi, date al Consiglio Comunale e in più occasioni ai sindacati, erano inconsistenti e non supportate da atti amministrativi. La verità è che le misure correttive più volte decantate dall’amministrazione comunale, finalizzate a riequilibrare i conti aziendali, non sono mai arrivate e, probabilmente, non esistono neanche”.
Dall’azienda, viene chiarito nel report, che “sono in corso interlocuzioni interne all’azienda e con il socio unico per ferificare nuovi e diversi interventi correttivi, probabilmente di natura straordinaria, per ricondurre in equilibrio i conti aziendali nella considerazione che i minori ricavi operativi per effetto delle determinazioni ai fini TARI assunte dal Comune di Palermo non potranno incrementarsi per il corrente esercizio, rimanendo soltanto sul fronte dei costi operativi le possibili azioni di riequilibrio”. Da capire se e quando le stesse verranno messe in pratica. L’anno si sta avviando verso la conclusione e il piano di riequilibrio posto sulle spalle di Palazzo Comitini impone rigore e pochi margini di manovra. Fatto per il quale, il delegato sindacale della CGIL Riccardo Acquado, esprimere preoccupazione “per la grave situazione economica e finanziaria in cui si trova la società RAP per le perdite acclarate al III trimetre 2023 che, a meno di un aiuto straordinario da parte del Socio Unico, il Comune, non vede all’orizzonte l’opportunità del mantenimento degli assetti necessari a rendere un adeguato servizio alla Città. Sovvengono forti dubbi sulla stabilità aziendale e soprattutto per i livelli occupazionali, specie per le integrazioni da diverso tempo auspicate con le selezioni ancora ferme al palo. L’Amministrazione comunale mantenga gli impegni assunti nelle trattative con le parti sociali di RAP, a garanzia della trasparenza ed il mantenimento della gestione dei rifiuti in mano pubblica”.
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