Il giorno della presentazione per presentare le istanze per il reddito di cittadinanza è arrivato.

Si comincia da oggi. Tutti in fila, secondo le previsioni, o al computer per le domande. Poste e Caf si preparano all’assalto per la presentazione delle domande, molto probabilmente ci sarà un afflusso straordinario di utenti che intendono chiedere il sussidio previsto dalla nuova misura di contrasto alla povertà.

Solo a Palermo le richieste saranno 100 mila. Numeri alti per uffici postale e Caf già presi d’assalto quotidianamente da tanti cittadini.

Grandi numeri che fanno temere di ingolfare un sistema già precario.

Il ministero del Lavoro ha diffuso un comunicato per dire che per avere diritto alla rata di aprile ci sarà tempo per presentare la domanda fino al 31 marzo e che “non c’è un criterio temporale per l’ammissione delle domande”, ma è probabile che in molti uffici postali e centri di assistenza fiscale ci sarà ressa.

Per evitarle, le Poste invitano a presentarsi a scaglioni, in ordine alfabetico, anche perché per la richiesta c’è tempo fino alla fine del mese e tutti dovrebbero riuscire a vedere caricato il beneficio per il 30 aprile, così come promesso dal governo.

Si teme il caos e anche per questo sono state allertate le forze dell’ordine per garantire sicurezza e vigilanza.

Si parte, anche se non tutti nodi sono ancora sciolti, come quello dei navigator, che dovrebbero entrare in servizio tra qualche mese. Seimila le assunzioni iniziali previste, che ora una serrata trattativa con il vicepremier Luigi Di Maio ha fatto scendere a quota 4.500 ma che secondo i rappresentanti dei territori non basta a risolvere il conflitto di competenze sulle politiche attive. Ed è allarme anche fra le Province e Comuni, nonché dal fronte sindacale, dove quota 100 e reddito si incrociano mettendo a repentaglio – è il leit motiv – la continuità di servizi essenziali come scuole e ospedali. In difficoltà, poi, il mondo dei servizi sociali che rischia il “collasso”, avverte il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, chiedendo cinquemila assunzioni.

La partita sarà giocata nel nuovo round in Parlamento, dove il Decretone sarà all’esame delle commissioni della Camera per poi tornare al Senato dove deve essere convertito entro il 29 marzo. In attesa del via libera definitivo le modifiche approvate finora restano tra l’altro sulla carta, dalla stretta contro i furbetti del divorzio agli ulteriori paletti per gli stranieri.

Da fine aprile, dunque, il complesso meccanismo messo in piedi dall’Esecutivo con il Decretone, che ha rappresentato il cuore della politica economica giallo-verde, dovrebbe andare a regime e i primi soldi dovrebbero essere caricati sulle card.

Il beneficio per una persona sola ha un tetto massimo di 780 euro, di cui 280 sono un contributo mensile per l’affitto. Per le famiglie, il beneficio sale fino a 1330 euro. Al momento, con la card però si potranno acquistare solo i beni alimentari, pagare le bollette di luce e gas e fare spese in farmacie con lo sconto del 5%, così come previsto per la vecchia carta acquisti. A differenza però di quest’ultima ogni mese potranno essere ritirati fino a 100 euro ad un qualsiasi bancomat e si potrà effettuare il bonifico per il pagamento del mutuo o dell’affitto. L’obiettivo resta quello di ampliare le categorie dei beni che si possono acquistare e il ministero di Di Maio è al lavoro per scrivere il decreto attuativo necessario.

Secondo le stime giallo-verdi, a poter usufruire del nuovo sostegno contro povertà e disoccupazione, saranno 1,3 milioni di famiglie ma per l’Istat, nei fatti, nel 47,9% dei casi la card andrà ai single. Le coppie con figli minorenni, sempre secondo i modelli dell’Istituto di statistica, sono 257 mila, solo il 19,6% delle famiglie beneficiarie.

Guardando alla nazionalità, i nuclei familiari composti da soli cittadini italiani sono un milione 56 mila, circa l’81% del totale delle famiglie beneficiarie, mentre quelli formati da soli stranieri, cittadini dell’Ue ed extra-comunitari, sono 150 mila (11,5%). Di queste ultime, quelle di soli cittadini extra-comunitari sono 95 mila (7,3%). E su una platea di circa 2,7 milioni di individui, circa un terzo avrà l’obbligo di sottoscrivere il Patto per il Lavoro. Di questi 900 mila, circa 600 mila hanno la licenza media o nessun titolo di studio.