“Il dato è tutto politico: all’Ars la maggioranza di centrodestra si è sgretolata alla prima prova d’aula. Le frizioni al loro interno si sono palesate al voto per l’elezione dei vicepresidente e il candidato di opposizione che ottiene più voti e dunque è il vicario al posto di Luisa Lantieri, proposta dalla maggioranza ma non sostenuta fino in fondo. E’ una questione di poltrone, insomma, e di gestione del potere per cui il presidente della Regione ha dovuto subire l’imposizione proveniente da Roma”.

Lo dichiara il deputato e segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, all’indomani del giuramento della squadra di governo regionale e alle “evidenti difficoltà” nella maggioranza di centrodestra a sostegno di Renato Schifani.

Le parole di Barbagallo

“La compattezza rivendicata dal governatore – prosegue Barbagallo – non c’è stata a dimostrazione del fatto che da quel lato la poltrona è il collante che li tiene uniti. Mentre la Sicilia è di fatto senza un governo pensante da circa 4 mesi, dopo le dimissioni estive e la fuga a Roma di Musumeci e le lunghe procedure per l’insediamento di Schifani e del suo governo. Ci sono emergenze sociali e economiche che non possono più aspettare, una manovra finanziaria da varare ma – aggiunge – visto il clima che si respira a Palazzo dei Normanni, è triste riscontrare che, dando per scontato l’ennesimo esercizio provvisorio (in continuità col precedente governo), il Governo non avrà vita facile a Sala d’Ercole. Il PD non ha in alcun modo intenzione – conclude – di offrire il fianco e prestarsi ad inciuci e giochetti di ogni sorta. Al contrario svolgeremo il nostro ruolo di opposizione ferma e convinta”.

La spaccatura in Forza Italia

Potrebbe essere Silvio Berlusconi la chiave per cercare la tregua in Sicilia tra il coordinatore regionale Gianfranco Miccichè e il governatore Renato Schifani, l’unico probabilmente in grado di proporre una soluzione a una spaccatura che minaccia seriamente il cammino del governo di centrodestra appena insediato dopo il giuramento degli assessori davanti all’Assemblea regionale.

Pur avendo il coordinamento del partito Miccichè appare isolato mentre Schifani ha già toccato con mano gli effetti in aula con la vice presidenza dell’Ars andata al M5s anziché a Fi. La scelta di formare due gruppi parlamentari (Fi1 e Fi2 con il rischio di un contenzioso legale sul simbolo) ha reso evidente lo scontro maturato attorno ai nomi inseriti in giunta, con Miccichè che rimprovera al governatore di non avere tenuto conto delle sue indicazioni. I deputati più vicini a Miccichè sono rimasti fuori dall’ufficio di presidenza dell’Ars, eletto ieri. Si guarda adesso alle presidenze delle commissioni parlamentari, come la Bilancio ma anche Affari istituzionali e Sanità.

Articoli correlati