Contratto regionali, eterna querelle. Il fondo, stabilito con apposita norma regionale, è stato impugnato dal Consiglio dei ministri. A darne notizia alle organizzazioni di categoria sono stati l’assessore regionale alle Autonomie locali Marco Zambuto e la dirigente generale del dipartimento regionale Funzione pubblica Carmen Madonia. L’adeguamento era stato previsto in un’apposita legge regionale. Già dallo scorso anno si erano verificati una serie infinita di problematiche che hanno di fatto bloccato l’iter.

I guai cominciati a febbraio

La “storia infinita” ha inizio nel mese di febbraio del 2020 quando la sezione della Corte dei Conti della Regione Siciliana deliberava di rilasciare certificazione negativa sull’ipotesi di accordo quadro del contratto collettivo regionale di lavoro dell’area della dirigenza e degli enti della Regione Siciliana per il triennio normativo economico 2016/2018, sottoscritto all’Aran Sicilia. Infatti, per i giudici contabili non appariva “apprezzabile la copertura finanziaria degli oneri a carico degli esercizi 2021 e seguenti…”.

Sei mesi dopo il primo passo avanti

Dopo quasi 6 mesi dalla relazione negativa, l’Ars, con l’articolo 4 della legge regionale n.24/2021, finalmente, provvedeva a sbloccare la necessaria copertura finanziaria ponendo le basi per rimuovere un blocco contrattuale che dura da più di 16 anni, unico comparto del pubblico impiego in tutta Italia senza il rinnovo contrattuale. Lo scorso 23 novembre, in sede di riunione con l’assessore Zambuto e con la dirigente Madonia si è appreso che i problemi non sono finiti.

L’impugnativa

Infatti il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare la legge della Regione Siciliana tra cui l’articolo relativo all’“Adeguamento fondo per il rinnovo del Ccrl” della dirigenza che conteneva le misure necessarie per far fronte ai rilievi posti dalla Corte dei Conti sul contratto della dirigenza, in quanto tali disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie della Regione Siciliana, violerebbero gli articoli 81 e 117 comma terzo della Costituzione.

“Dirigenti ancora maltrattati”

“I dirigenti della Regione Siciliana continuano ad essere maltrattati su più fronti – attacca la segreteria regionale dei Cobas/Codir -: esempio eclatante quello dei Beni Culturali dove il Dirigente Generale pro tempore non ha provveduto ad effettuare le valutazioni dei propri dirigenti dei servizi e delle unità operative impedendo pertanto agli stessi di vedersi liquidare le indennità di risultato per l’anno 2019. Il Cobas/Codir per questo sta provvedendo ad effettuare formale diffida e messa in mora. Ora di nuovo la scure sul rinnovo contrattuale 2016/2018: mentre attendiamo la convocazione per il nuovo contratto 2019/2021, ribadiamo quindi l’urgente esigenza di finalizzare le procedure avviate e di chiarire come l’amministrazione ed il governo intendano risolvere questa problematica al fine di riconoscere i legittimi diritti ai dirigenti della Regione siciliana. Il Cobas/Codir si riserva di avviare ogni tipo di iniziativa, legale e di protesta, a tutela dei dirigenti propri iscritti”.

“Negato un diritto”

“Ancora una volta viene negato il diritto a un giusto contratto a un’intera categoria di lavoratori. Chiediamo che sia fatta giustizia”. Sono le parole di Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia. “La dirigenza della Regione Siciliana – prosegue – anche in un momento in cui è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per la programmazione e la spesa dei fondi del Pnrr destinati all’Isola, continua a rimanere l’unico comparto della pubblica amministrazione di tutta Italia a non aver ancora avuto rinnovato il contratto 2016-2018, quindi già scaduto, oltre ad avere perso due bienni economici e dopo un blocco della contrattazione durato più di 15 anni”. Sul versante comparto, Montera commenta così la direttiva che il governo regionale ha inviato all’Aran per il rinnovo del Ccrl: “Pur apprezzando i punti relativi alle posizioni organizzative e al lavoro agile, auspichiamo che venga risolto a monte il problema delle risorse per la necessaria e non più rinviabile riclassificazione del personale, così da non dover temere un altro percorso a ostacoli come quello che stiamo già affrontando per la dirigenza. Questa Regione ha bisogno di passi in avanti, lo dobbiamo non soltanto ai lavoratori ma a tutti i cittadini siciliani”.

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