Quel desiderio chiamato Tram spacca Palermo a metà. Divide la città in chi adora quel mezzo pubblico e chi lo detesta. Divide la città. C’è chi pensa che il tram porti vantaggi e serenità per muoversi in città. Di segno opposto la visione di tanti. Soprattutto i commercianti che hanno sede vicino agli hub del tram sostengono che quel trenino che attraversa la città limiti o addirittura danneggi il commercio e lo sviluppo economico.

Il tram a Palermo, quando il passato torna di moda

Il tram appartiene alla storia della città. E non soltanto per queste “ultime prime linee” che vennero inaugurate alla vigilia del Capodanno 2015. Il tram è un ritorno al passato per il capoluogo siciliano. Questa modalità di trasporto pubblico era diventata il vanto di Palermo agli albori dell’epoca liberty. Il tram sferragliava in città dal 1887 finendo la sua corsa fine della seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti alleati avevano raso al suolo la città e il suo sistema di trasporto.

La seconda stagione del tram in salsa palermitana ha già più di quaranta anni alle spalle. Noi siciliani, per rendere concreti i progetti ce la prendiamo comoda. Di Tram, infatti, si ricomincia a parlare negli anni 80 quando la politica si inizia ad accorgere delle condizioni in cui è ridotta la città:  trasfigurata da una colata di cemento con il traffico e l’inquinamento sonoro ed ambientale elevati a emergenza assoluta.

Ma come sempre montagne di carte, di convegni, di passi avanti e dietrofront rallentano tutto. Passeranno altri venti anni. A inizio del nuovo secolo si iniziano a piantare le radici per la nuova linea tranviaria. La Banca Europea degli investimenti stanzia 88 milioni di euro per tre linee. Il progetto viene approvato dal comune di Palermo nella primavera del 2002. I lavori si sarebbero dovuti concludere entro 52 mesi.

Tram, una montagna di ritardi per le prime linee

Come da tradizione sicula, i ritardi si accumuleranno e per dare il via alla prima linea bisognerà attendere il luglio del 2014 quando viene inaugurato un po’ in sordina il primo tratto tra Ponte dell’Ammiraglio e il capolinea di Roccella. Per concludere le prime quattro linee si dovrà attendere la fine del 2015. Con quasi otto anni di ritardo sulla timeline originariamente prevista.

Nel frattempo i costi sono lievitati. Alla fine, le prime quattro linee del tram di Palermo sono costate quasi 299 milioni di euro: 102 milioni li ha messi l’Unione Europea, 101 lo Stato, quasi 30 la Regione siciliana e 65 il Comune di Palermo. Adesso servono manutenzioni e ritocchi alle prime quattro linee: soltanto per questa voce servono altri 60 milioni di euro.

E i risultati? Nel 2021 i palermitani – secondo quanto dichiarato dall’allora presidente dell’Amat Michele Cimino, la società del comune che gestisce autobus e tram – hanno viaggiato 2,5 milioni di volte sulle linee del tram. Sembra un’enormità ma è un dato lontanissimo dal rendere economica e vantaggiosa la gestione di questo mezzo, pensato per ridurre l’inquinamento e migliorare la mobilità.

Tram, fino ad oggi i conti non tornano, parola di Amat

Che i numeri sino ad oggi non tornino lo dimostra la lettura del Piano di Risanamento di Amat del 2020, firmato proprio da Cimino, fino a poche settimane fa presidente della società partecipata. Parlando di tram viene sottolineata l’attuale “impossibilità di remunerare congruamente i costi di gestione relativi ad alcuni comparti di attività, tra cui spicca, in particolare, il servizio tram”. Nel documento viene anche specificato come “i profili economico-produttivi della gestione del servizio tram svolta da AMAT non fossero stati, fino a quel momento, tenuti in adeguata considerazione da parte dell’Amministrazione ciò nonostante, l’importanza già allora rivestita dalla gestione del tram, non foss’altro per l’entità degli investimenti sostenuti per la realizzazione di un’infrastruttura certamente strategica per il futuro della Città di Palermo e dell’Area Metropolitana”. Infine, dai vertici di Amat viene segnalata viene la “non congrua remunerazione del servizio”.

In realtà era tutto ampiamente previsto e prevedibile. Il tram non può essere considerato alla stregua di un organismo unicellulare. Piazzare quattro linee e pensare di aver risolto i problemi non è mai stata la strategia del Comune. Che sia nell’epoca Orlando, sia sotto l’attuale amministrazione guidata da Roberto Lagalla, ha pensato al tram come a una parte di un sistema complesso in grado di cambiare il volto alla mobilità cittadina, di ridurre il dato dell’inquinamento e di rendere, in fondo, Palermo una città moderna non più schiava delle quattro ruote. Di questo sistema, oltre al tram, nell’agenda delle priorità figurano anche l’anello ferroviario e la creazione di nuovi parcheggi. Insomma, cambiano i politici ma con differenti sfumature di tram, l’idea di portare i cittadini a muoversi sulle rotaie resta in piedi.

Quale futuro per il tram a Palermo?

Ed allora, cosa riserva il futuro della mobilità per città di Palermo? Il tram è la classica incompiuta che pone gli amministratori pubblici di fronte a scelte complesse, scelte che rischiano – in un modo o nell’altra – di vincolare la città. Non completare il tram comporta il rischio di esporre la città a una catastrofe economica e strutturale. Su una cosa, quindi, sono tutti d’accordo. Il sistema tranviario va completato. Si litiga su cosa e dove fare le nuove linee.

Ecco cosa ne pensa Giusto Catania, ex assessore alla Mobilità del Comune di Palermo.  La questione tram di Palermo? Si parte dal presupposto che il tram è necessario, necessario per migliorare il sistema della mobilità in città. Noi abbiamo lasciato questa dell’amministrazione comunale di Palermo nelle condizioni di fare il bando, di avere le risorse disponibili e avviare immediatamente la progettazione esecutiva delle  linee D, F e G.  Abbiamo lasciato tutte le condizioni per dotare la città di Palermo di un sistema di trasporto pubblico efficiente, utile e soprattutto funzionale alle esigenze della città. Sono avvenuti due fatti gravi nel frattempo, a mio avviso. Il primo è aver ritirato, senza alcuna ragione dall’ordine del giorno il Piano regolatore generale della città. Le linee D e F, G hanno bisogno di una variante urbanistica per andare avanti senza quella variante, quindi senza quella modifica contenuta nel nuovo PRG non si potranno fare queste linee. Seconda grande questione il piano urbano della mobilità sostenibile, anche questo all’ordine del giorno del Consiglio comunale per un anno e mezzo bloccato dagli stessi che hanno bloccato il piano regolatore che prima erano apparentemente amici dell’amministrazione Orlando, ma infatti sono ricollocati immediatamente con la nuova amministrazione Lagalla.

Carta, “il tram da solo non basta vogliamo un sistema di trasporti integrato”

Il progetto originario –licenziato ai tempi della Giunta guidata da Leoluca Orlando – prevede altre sette linee. E una serie di parcheggi. La Mobilità del Comune di Palermo è una delega oggi affidata all’Architetto Maurizio Carta. L’assessore è convinto che siano necessarie delle modifiche, pur condividendo il valore del progetto:  “In questo momento quello che noi utilizziamo è una porzione di un progetto più generale che e soprattutto che è stato realizzato utilizzando tecniche trasportistica che sono sotto l’evidenza di chiunque. Sono figlie di un altro approccio dal punto di vista dell’impatto, dal punto di vista anche delle modalità di trazione dei mezzi. Il nostro obiettivo è fare due lavori: da un lato completare l’armatura. Un sistema di tram deve offrire la possibilità di poter raggiungere le varie parti della città, soprattutto i maggiori attrattori e generatori di domanda e spostamento in maniera uniforme e distribuita. Quindi il nostro obiettivo è chiudere l’anello e completare la rete. Però non basta. Il problema adesso è lavorare, perché la presenza del tram non abbia quegli impatti negativi che talvolta sembra che in qualche modo compensino gli effetti positivi rendendo l’operazione molto complessa. Quindi un tram a basso o nullo impatto in termini di attraversamento delle strade: non ci saranno le catenarie, non ci saranno le barriere. Il tram sarà alimentato attraverso attraverso propulsione elettrica, quindi sarà un tram che in qualche modo si vedrà solo quando passa e per il resto sarà invece un elemento fondamentale di un ripensamento complessivo del trasporto pubblico locale. Non guardiamo più solo al tram. Guardiamo al sistema integrato tram, anello ferroviario e passante.

Ma quanto costa tutto questo sistema di mobilità? Ai tempi della programmazione, per mettere a sistema il progetto servivano “solamente” 198 milioni per le linee A,B e C e 504 milioni per i quattro collegamenti catalogati con le lettere che vanno dalla D alla G. Ma l’economia corre e corrono i prezzi: i costi sono lievitati e per completare il progetto come da copione serviranno 362 milioni per le prime tre linee e 720 per le altre quattro.

Ma il conto non finisce qua. Non vanno dimenticati i parcheggi di interscambio: ne sono previsti sette sopra tutta la mappa cittadina, in corrispondenza dei principali hub del tram e dell’anello ferroviario. Il costo complessivo è di 412 milioni di euro: si tenta di andare avanti con il project financing, così alle casse pubbliche toccherà mettere mano “soltanto” per 250 milioni.

La gara per i parcheggi è andata deserta

Per questi parcheggi è stata già celebrata una gara d’appalto: è andata deserta. Nessun imprenditore è disposto a correre il rischio di imbarcarsi in un’impresa così onerosa senza certezze sul futuro del Tram.

Il tram in via Libertà?

I nodi da sciogliere non sono pochi: far passare o no il tram da via Libertà? Portare la linea ferrata sino a Mondello ed a Sferracavallo? Si deve decidere e bisogna farlo in fretta. Non solo perché si rischia di veder lievitare ancora i costi  dell’opera. C’è un punto non indifferente: se il Comune decidesse di tagliare, rimodulare o ridisegnare il perimetro delle linee del Tram, siamo sicuri che il Ministero delle Infrastrutture concederebbe il via libera? Secondo l’ex assessore Giusto Catania non è possibile modificare il progetto originale: “Esiste solo un progetto e esiste solo una pianificazione ed esiste solo un piano trasportistico. Ad oggi, ad oggi il piano trasportistico prevede che solo la linea trasporti 27 milioni di passeggeri e cioè che solo la linea è funzionale all’intero sistema del tram. Senza quella linea il tram non funziona. Senza quella linea non esiste sistema tram, esistono spezzoni di tram e tra l’altro il finanziamento è sulla base di una progettazione unica.  Io non capisco sulla base di cosa si parli di altro progetto. Se c’è un altro progetto ce lo facciano vedere.

La nuova amministrazione comunale ha già individuato delle priorità tra le sette linee che dovrebbero essere messe in rete. Ce lo spiega l’assessore Carta: “Noi abbiamo ritenuto che sia fondamentale iniziare dalla linea C, che è una linea importante. La tratta C, che connette il campus universitario, il sistema ospedaliero e la stazione è elemento fondamentale e già dato in gara. Poi abbiamo ritenuto che sia fondamentale la linea bianca e la linea che da Notarbartolo va verso Giachery. Abbiamo in programma verifiche e approfondimenti sulla tratta perché è indubbio che serva una dorsale di attraversamento nord sud della città. Sulle modalità con cui questo attraversamento debba essere fatto e sul percorso, secondo me ci sono margini di approfondimento che possono essere utili per minimizzare, ridurre o azzerare l’impatto.

 Altro punto caldo è il tema dei soldi. Come abbiamo visto, per dotare Palermo di questa infrastruttura e del corollario di opere che ne valorizzano l’utilità serve, a conti fatti, una cifra di quasi 1,2 miliardi di euro.

Quali sono le fonti di finanziamento. Si è pensato ai fondi europei ed a quelli del PNRR. Ma proprio nei giorni scorsi, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha gelato: è impossibile immaginare di chiudere i cantieri entro il 2026, quindi il ricorso ai fondi per la ripartenza è una mera utopia.

Chi vivrà vedrà: il Tram. Da come lo abbiamo raccontato è un progetto faraonico che dovrebbe radicalmente cambiare il volto di Palermo. Se tutto andrà a regime, la presenza del trenino a rotaie potrebbe ridurre il traffico automobilistico del 13 per cento. E portare a spasso per Palermo, quasi 80 milioni di passeggeri all’anno

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