La guerra intestina al Pd in vista delle Primarie del 16 dicembre per la scelta del segretario regionale siciliano si sposta dal terreno procedurale interno al partito al gruppo in Assemblea regionale siciliana. Un gruppo composto da 11 deputati e dunque il secondo per consiostenza dopo i 5 stelle all’Ars, ma che ha ottenuto dvvero poco in sede di distribuzione degli incarichi un anno fa in Assemblea regionale. In quella fase si era assistito all’escalation dei veleni con accuse reciproche fra le correnti e deputati che avevano perfino parlato di ‘accordi sotto banco’ e tradimenti da parte di pezzi del partito.
Quelle tensioni sembravano essere dimenticate, il gruppo parlava ormai univocamente per bocca del Presidente Giuseppe Lupo delle questioni politiche all’Ars anche se ogni deputato aveva i propri ‘argomenti’ di riferimento.
Adesso tutte le tensioni sopite per un anno riesplodono nel breve volgere di qualche giorno. Sei deputati su undici, dunque la maggioranza, chiedono a Lupo la convocazione urgente del gruppo. Il documento è firmato da Sammartino, Cafeo, De Domenico, Catanzaro, Di Pasquale e Lantieri e nella sua esposizione è secco chiedendo, appunto, la convocazione ma senza indicarene il motivo.
La scelta dei tempi appare, comunque, chiara. I sei chiederanno quasi certamente le dimissioni del capogruppo che nella contesa interna al Pd si è schierato con Teresa Piccione per la segreteria dopo aver avuto anche i voti renziani per essere eletto capogruppo all’Ars. Almeno questo il punto di vista dei renziani.
Inoltre la richiesta arriva alla fine della giornata di ieri, convulsa per molti spetti e soprattutto per il documento della Commissione di Garanzia nazionale che si è riunita per via telematica e con urgenza per stoppare i congressi provinciali del Pd in Sicilia da rinviare a dopo le Primarie dando forza alla tesi di Davide Faraone mentre dalla base c’era chi aveva chiesto a Roma di farsi da parte e lasciare che la partita si giocasse in Sicilia senza intervenire.
Quella per la segreteria del partito, dunque, appare una campagna sempre più velenosa e senza che i contendenti si risparmino colpi. Teresa Piccione aveva accusato pubbicamente Faraone di aver spaccato il partito candidandosi, Davide Faraone non le ha mai risposto in via diretta almeno fino all’intervista di ieri a BlogSicilia e poi tutti i provvedimenti procedimentali nazionali gli hanno sempre dato ragione.
Ora la resa dei conti all’interno del gruppo. Sembra proprio che questa competizione per la segreteria, comunque vada, lascerà dietro di se morti e feriti, politicamente parlando.
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