La Direzione regionale del PD Sicilia, presieduta da Antonio Ferrante, ha approvato la relazione del segretario regionale Anthony Barbagallo, oggi pomeriggio al termine di una lunga riunione iniziata stamattina al San Palace, a Palermo, e terminata nel pomeriggio. La relazione ha ricevuto 75 voti favorevoli, 14 contrari e 1 Astenuto. Lo riferisce una nota.

Il plauso dell’area Orfini

“La relazione di Barbagallo – ha affermato a sua volta l’area Orfini – è stata approvata a maggioranza. Siamo comunque soddisfatti perchè si conclude l’ipocrisia dell’unanimismo che è servita da paravento al segretario regionale: da oggi c’è una maggioranza composta dallo stesso segretario regionale e sorretta da Antonello Cracolici, Peppe Provenzano e Mirello Crisafulli. A loro la responsabilità di guidare il Pd e a noi quella di essere una minoranza responsabile ma che non farà sconti”.

La resa dei conti

Chiaramente era il giorno della resa dei conti nel Pd siciliano. La sede è quella della direzione regionale convocata in un grande albergo palermitano per fare i conti con il deludente risultato elettorale.

Polemiche forti nel partito

Le polemiche nel partito sono forti da settimane, ancora prima che maturasse una sconfitta da molti pronosticata. Da Roma a palermo si chiedono le teste dei segretari e il segretario regionale Anthony Barbagallo si presenta con le sue motivazioni, tornando ad attaccare il ‘tradimento’ di Conte e dei 5 stelle e assumendosi la responsabilità delle scelte fatte

Mi assumo ogni responsabilità

“Sono pronto ad assumermi la responsabilità delle scelte che ho fatto, non di quelle che non ho fatto e che non ho potuto in alcun modo impedire” dice segretario regionale siciliano del Pd nel suo intervento alla direzione regionale del partito.

“Mi assumo ogni responsabilità politica ma non mi presto al gioco dei manovratori di palazzo, a chi piega l’interpretazione del dato elettorale ai suoi scopi privatissimi – ha continuato Barbagallo – Abbiamo perso le elezioni regionali, ma siamo la prima opposizione parlamentare”.

Il Pd è vivo, non mi presto ai giochi di palazzo

“Il Pd non ha ottenuto il risultato sperato, ma è vivo, resta in piedi, per cui non accetto che si parli del Pd siciliano come di un partito finito. – ha sottolineato – Che lo facciano gli avvoltoi, esponenti di altri partiti che per sopravvivere vogliono erodere pezzi del nostro consenso, è lecito; che lo facciano esponenti del Pd per spirito di rivalsa o che lo facciano i fuoriusciti del Pd per legittimarsi oggi dopo avere corso contro il Pd, dopo avere brigato con gli avversari, dopo avere chiesto ai nostri iscritti di votare altre formazioni politiche, è insopportabile”.

Sottrarre le scelte alle ‘Forche Caudine’ del nazionale

“E’ urgente dare esclusivamente alle direzioni regionali il potere di proporre e approvare le liste nazionali, senza dovere passare sotto il giogo delle Forche Caudine dell’approvazione nazionale, che di legislatura in legislatura determinano ferite insanabili” dice ancora Barbagallo, a chi lo accusa di non aver criticato le scelte dei candidati alle elezioni politiche.

“Avrei voluto avere la possibilità di salvare tutti gli uscenti. – aggiunge – Non è stato possibile. Il dimezzamento dei parlamentari da un lato e le precise richieste che sono arrivate da Roma e dalle varie anime del Pd, che piaccia o no, hanno fatto il resto. Sono io il primo a ritenere che serva immediatamente una nuova forma di partito che restituisca autorevolezza agli organi regionali, ai territori e alle esperienze che rappresentano”.

L’analisi del voto

“L’analisi del voto non può non partire dalle nostre aspettative che sono state deluse, il Pd non cresce come avremmo voluto, ma con buona pace dei tifosi dell’apocalisse, non collassa – dice Barbagallo – I numeri ufficializzano la sconfitta, è chiaro, ma testimoniano che il Pd resta in piedi e viene individuato come la forza più credibile contro la destra. In Sicilia, alle regionali come alle politiche, otteniamo gli stessi seggi del 2018. Il M5s invece rispetto alle politiche dimezza il consenso”.

“Alle politiche cresciamo di uno 0.2 e mandiamo a Roma lo stesso numero di eletti. Alle regionali prendiamo più voti delle politiche (nelle previsioni iniziali era il contrario) e cresciamo nelle province di Siracusa, Trapani, Enna, Agrigento, Palermo e Caltanissetta, riusciamo a mantenere invariata la pattuglia di 11 deputati; fa male Caltanissetta nonostante il maggior numero di voti è l’unica federazione che resta all’asciutto”.

La sfida si chiama Sicilia

“La sfida per i parlamentari nazionali eletti è quella di tenere alta la voce del Mezzogiorno e della Sicilia, quella di far sentire i nostri temi centrali nell’agenda. Con alcune parole d’ordine: giustizia sociale, salario minimo, transizione ecologica ed energetica, infrastrutture, Pnrr, assunzioni nella pubblica amministrazione e soluzioni per il caro bollette”.

“Dobbiamo tornare ad essere immediatamente riconoscibili e parlare al popolo, di questo è fatta la politica, respingendo ogni tentazione populistica ma tornando ad essere popolari, tornando ad interpretare i bisogni, le paure e le quotidiane difficoltà delle persone. Soprattutto di quelle più fragili – ha detto Barbagallo – Ripartiamo in Assemblea regionale siciliana da quello che abbiamo fatto in questi anni: dalla nostra apprezzata opposizione. E dalle nostre battaglie su legalità parità salariale, doppia preferenza di genere, divieto cambia casacca, accorpamento beni culturali e turismo” ha concluso.

L’attacco dell’opposizione

“I congressi del Pd devono partire dai territori. E’ urgente celebrare entro l’anno quello del partito siciliano. Fare solo il congresso nazionale, senza aprire quello del partito in Sicilia, è come mettere un pò di cipria sulle macerie”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo uscente all’Assemblea regionale siciliana e consigliere comunale del partito a Palermo, durante i lavori della direzione regionale, a Palermo, che ha bollato come insufficiente la relazione del segretario regionale Barbagallo, anche sull’ipotesi di fare il congresso regionale dopo il nazionale.

Lupo, infatti, con Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione, Rino La Placa, Fausto Raciti e Teodoro La Monica, ha
firmato un ordine del giorno in cui si chiedeva la convocazione del congresso regionale del Pd siciliano, entro il 2022.

 

 

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