Dopo oltre 70 anni la Chiesa dei Santi Euno e Giuliano riapre da oggi pomeriggio al pubblico, ospitando, fino al 12 marzo, una straordinaria istallazione dell’artista egiziano Wael Shawky, vincitore a Torino della I edizione del Mario Merz Prize, nell’ambito della sezione Arti Visive di BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo, promossa dal Comune di Palermo (Assessorato alla Cultura). Un’altra installazione di Shawky è visitabile a Palazzo Branciforte.

SS.Euno e Giuliano era una chiesetta della congregazione dei “seggettieri” di Palermo, abbandonata e dimenticata dopo i bombardamenti del ’43. Un attento restauro l’ha riportata alla vita, scoprendo sia la cripta con le nicchie per i cadaveri, che un sottostante ambiente ipogeo che si allunga sotto l’attuale piazza Magione.

“SS. Euno e Giuliano, abbandonata dalla modernità e recuperata dalla contemporaneità – ha detto il Sindaco Leoluca Orlando – è un esempio di recupero e di dialogo con il territorio. Shawky ci propone un’opera straordinaria che è al di sopra di ogni religione e cultura. E ci dice che Dio esiste, qualsiasi sia il nome che gli diamo”.

La chiesa dei SS. Euno e Giuliano si trova nell’isolato compreso tra via Vetriera, piazza dello Spasimo, l’antica piazza S. Euno e il vicolo dei Risorti. Edificata tra il 1651 e il 1658, su iniziativa della Confraternita dei Seggettieri (o vastasi di cinga, i portantini che tra il XIII e il XVIII secolo trasportavano i clienti su sedili provvisti di aste, talvolta chiusi o coperti), andò pian piano in rovina dopo l’avvento dei moderni mezzi di trasporto e la scomparsa, quindi, delle cosiddette “sedie volanti”. I bombardamenti del ’43 la distrussero quasi del tutto. Abbandonata (crollati il tetto e le volte, priva di copertura e di solai persino al canonica, trafugati i decori) e adibita a usi diversi, fu dimenticata fino al 2006, quando iniziò il suo recupero, che si conclude finalmente oggi con la riapertura. E’composta da un’unica navata con due altari laterali ed possiede un’ampia cripta e un complesso sistema di locali accessori, a cui si accede da una botola nella sacrestia. L’interno è di gusto barocco, con i due scenografici altari laterali.

La cripta, decorata con caratteri barocchi, è costituita da un grande ambiente ipogeo largo come la chiesa soprastante, ma più lungo, oltre 6 metri sotto la piazza, al di sotto di quello che doveva un tempo essere stato il sagrato. Le pareti sono scandite da nicchie verticali e da un triplice ordine di loculi riccamente decorati, tutti destinati a ospitare a vista i corpi essiccati. Durante il restauro è stato ritrovato un altro ambiente ipogeo, sotto il piano della cripta, che, una volta svuotato delle ossa miste a fango che lo riempivano, si è rivelato un essiccatoio multiplo con un sistema di raccolta e smaltimento dei percolati.

La chiesetta è stata recuperata tentando di mantenerne l’aspetto originario – esiste un’unica foto, degli anni ’50 – Dal piano terra della canonica è stata ricostituita la scala di accesso alla cripta, ora visitabile. Sarà anche possibile accedere agli spazi ipogei.