La politica in Sicilia ha fallito. Le famiglie continuano a tirare la cinghia (“+1% i consumi”) e le imprese non investono. “C’è bisogno di una task force regionale per spendere le risorse disponibili e far partire investimenti e progetti esecutivi”. E quanto ai rifiuti, “servono un commissario straordinario con pieni poteri e una soluzione strutturale con quattro-cinque mini-inceneritori di terza generazione. Va archiviata la preistoria delle discariche”.

Così la Cisl Sicilia che stamani ha celebrato a Palermo un consiglio regionale allargato ai componenti dei comitati esecutivi territoriali e a quelli delle federazioni regionali di categoria. Presente Maurizio Bernava, segretario confederale nazionale, che ha tirato le conclusioni del dibattito aperto da Mimmo Milazzo, segretario generale regionale.

La Cisl chiede un commissario per i rifiuti che non può essere Crocetta

Sui rifiuti, “dopo quattro anni di governo, Crocetta non può dire che la responsabilità sia degli altri”. Se la differenziata è poco più del dieci per cento quando dovrebbe essere del 65%, “c’è stata certo noncuranza dei sindaci ma a essere mancata è la governance regionale”. Tanto che la commissione parlamentare sulle Ecomafie, ieri, ha rilevato che la “pesante eredità del passato” nell’Isola, in questi anni non è stata superata. La Campania, ha rilevato Milazzo, uscì dall’emergenza con un commissario straordinario con pieni poteri. La Sicilia ha bisogno di un commissario straordinario, che però “non può essere Crocetta”. Il segretario ha anche ricordato che la conferenza unificata Stato-Regioni ha proposto, per la Sicilia, due inceneritori. “Ma qui mancano il piano dei rifiuti, perché che quello Lombardo sia fallito è sotto gli occhi di tutti. E un piano energetico regionale. Dunque, la via per uscire dallo stallo, superando il sistema obsoleto delle discariche, dovrebbe essere la costruzione di, non due ma quattro, cinque mini-inceneritori”. Per Milazzo, questo consentirebbe di accorciare la filiera, risparmiare e far pagare meno tasse ai cittadini. Inoltre, il riordino complessivo del sistema non può più attendere e dovrebbe far leva su “ambiti ottimali coincidenti con i perimetri delle ex Province”.

Una task force per l’occupazione nell’isola

Sul fronte dell’occupazione, per la Cisl in Sicilia la situazione resta allarmante. Sono 25 mila i giovani siciliani che ogni anno lasciano l’Isola in cerca di fortuna, la disoccupazione si mantiene sopra il 21% ma quella giovanile vola al 56% con punte persino del 62%. E “all’appello manca ancora il patto per lo sviluppo regionale”, ha tuonato Milazzo. “Sono – ha ricordato – 2,4 miliardi che andrebbero spesi per infrastrutture cantierabili tra il 2016 e il 2017”. “Ma se nel 2016 non è ancora partito un cantiere, come potranno essere spesi?”, si è domandato polemicamente. Da qui la proposta di una task force regionale con il mandato di spendere rapidamente le risorse disponibili e far decollare i progetti esecutivi.

La politica industriale che non c’è

Ma per la Cisl, “la grande cenerentola della politica siciliana resta la politica industriale”. A Gela si accumulano ritardi su ritardi e la bonifica del sito rischia di finire alle calende greche anche per i no opposti dalla Provincia di Caltanissetta. “La Regione non ha preso parte alla recente conferenza dei servizi e si attendono ancora le risposte regionali sul ‘Via’”, ha denunciato il parlamentino Cisl. Ma il sistema industriale è al collasso e lo testimoniano pure “i casi di Termini Imerese e Priolo e delle aree industriali di Palermo e Catania”.

Il contratto del Pubblico impiego

Bernava, concludendo, si è soffermato sulla ripresa, nelle ultime ore, del confronto con il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. “Finalmente – ha detto – dopo sette anni di blocco. Ora ci auguriamo che si entri subito nel merito e che la ripresa delle relazioni segni una svolta aprendo a un clima propositivo tra Governo e organizzazioni sindacali”. “La Cisl si aspetta di concordare indirizzi e obiettivi innovativi riducendo la fase invasiva della legislazione sulle materie che regolano i rapporti di lavoro nel settore pubblico. Noi siamo pronti a entrare nel merito – ha rimarcato – anche su come e dove trovare le risorse aggiuntive per gli aumenti contrattuali, fermi da troppo tempo”.