Indiscrezione, ipotesi o aria fritta? Sul presunto format sul quale dovrebbe basarsi la riforma dei campionati di Serie B e C, in discussione in Figc, e anticipata dall’emittente Sportitalia non sono arrivate ipotesi o smentite, per cui su di essa, sulle sue conseguenze, si possono fare soltanto delle congetture, ognuna valida come il suo esatto contrario.

Per la riforma dei tornei, spiega la Figc,sono stati discussi diversi scenari, “ma i lavori si sono interrotti a causa dell’emergenza da Covid-19. Non appena possibile, è volontà della Federazione riprendere a discutere alcune proposte di riforma nel rispetto delle norme statutarie. Al contempo, la riunione del Consiglio Federale programmata l’8 maggio è stata posticipata per la necessità di maggiori approfondimenti”. Prima, ci sono temi più urgenti, come le tematiche inerenti la ripresa dell’attività sportiva e per stabilire le linee guida per l’iscrizione ai prossimi campionati.

La proposta di cui ha parlato Sportitalia dovrebbe essere un parto delle fervide menti dei dirigenti delle leghe di B e C, quelle interessate dalla riforma, e punta a ridurre il numero delle squadre professionistiche, dalle attuali 100 a 60, con la B suddivisa in due gironi da 20 club, ai quali andrebbero i soldi della mutualità dalla A che già spettavano ai cadetti, più la quota che andava alla C. La terza serie uscirebbe dal professionismo, con i benefici che ne deriverebbero alle società dal non pagare stipendi, ma soltanto rimborsi spese: come succede alla attuale Serie D. Il presupposto è che i due gironi della ipotetica nuova Serie B siano pari e entrambe decretino le promozioni in Serie A e non siano, invece, una sorta di B1 e B2. Ma, stando alle indiscrezioni di Sportitalia non è quest’ultimo il piano.

In Serie B alle attuali compagini, andrebbero ad aggiungersi 20 squadre dell’attuale C, mentre il campionato di terza serie sarebbe suddiviso in tre gironi e composto dalle altre 40 squadre della Serie C più una ventina di club della D, tra neopromosse, le nove seconde e altre due da scegliere chissà come.

Verità? Fantasia? Vedremo. Diamo per scontato che una proposta del genere sia concreta e vada in porto, cosa cambierebbe per il Palermo? Tanto e niente. I rosanero resterebbero in terza serie, dove diamo per assodato che sarà promossa non appena sarà ufficializzata la fine di questa stagione di Serie D. Non inseguiamo fantasiosi sogni di ripescaggio in Serie B, un doppio salto in stile Fiorentina di quindici anni fa; peraltro una ipotesi esclusa dallo stesso Criscitiello, il giornalista di Sportitalia che ha diffuso le anticipazioni sulla riforma dei campionati.

Restando in terza serie, dunque, la società non dovrebbe ancora cambiare la sua natura di società dilettantistica, come invece avrebbe dovuto fare se fosse approdata in un campionato professionistico.

Possiamo dire con ragionevole certezza che la riforma abbasserebbe la qualità dei campionati, perché una serie B a 40 squadre sarebbe composta per almeno metà da organici composti da buoni giocatori di C. Si amplierebbe il già evidente divario qualitativo con la Serie A, rendendo ancora più frequente l’effetto ascensore delle neopromosse tra approdo in massima serie e mesto ritorno in B.

Allo stesso modo, la Serie C degraderebbe più o meno al livello della attuale Serie D, perché verosimilmente sarebbe composta dalle squadre di livello medio e medio-basso dell’attuale campionato (senza contare eventuali, possibili, fallimenti) più altre venti provenienti dai dilettanti.

Questo, dal punto di vista competitivo, potrebbe favorire i rosanero che, in un quadro in forte crisi, può contare su una società solida dal punto di vista finanziario, compatta e con una dirigenza capace, competente e lungimirante. Non conterebbe molto, purtroppo, almeno nell’immediato, il peso della tifoseria, dovendoci abituare agli stadi vuoti per gli effetti dell’emergenza coronavirus.

Elementi che stanno consentendo alla dirigenza palermitana di programmare con anticipo il rafforzamento di un organico che, con qualche azzeccato innesto di esperienza e qualità (e, forse, con un nuovo allenatore), sarebbe già potuto essere competitivo in un campionato di C nella formulazione attuale, in linea con le ambizioni e secondo le dichiarazioni dell’amministratore delegato del Palermo, Rinaldo Sagramola (l’immediato doppio salto di categoria).
La cooptazione delle squadre più forti della C in B, tipo Bari o Ternana o l’Avellino, per non parlare del Catania, se riuscirà a evitare il fallimento, unita al blocco delle retrocessioni, sgombrerebbe il campo da rivali forti, strutturate e ambiziose, favorendo, in teoria, il cammino del Palermo e un approdo tra i cadetti già nel giro di un anno.

Fantasie, congetture, lo abbiamo anticipato. Un esercitazione speculativa, lo sappiamo, ma non lontana da come potrebbe essere il quadro dei prossimi campionati, se il progetto di riforma rivelato da Sportitalia fosse vero e, soprattutto, andasse in porto.