“La norma proposta dal governo regionale altro non è se non un tentativo di condono edilizio. Vorremmo pertanto ricordare all’assessore Cordaro che trattasi di un tentativo di riforma che è assolutamente incostituzionale e che, se approvata, avrà vita brevissima, come chiarisce sia la Cassazione Civile che quella Penale, nonché la Corte Costituzionale, quando spiega che anche le Regioni a statuto speciale come la Sicilia, non possono incidere sui limiti della sanatoria che sono di competenza esclusivamente del legislatore nazionale”.
A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Giampiero Trizzino a margine dell’audizione in commissione Ambiente e Territorio all’Ars avente per oggetto la riforma edilizia presentata dal governo regionale guidato da Nello Musumeci.
“Se davvero si vuole fare chiarezza – spiega ancora Trizzino – il terzo condono edilizio non può che interpretarsi nei termini di quello nazionale del 2003 che prevede la non applicabilità di sanatorie degli immobili realizzati in aree sottoposte a vincoli di tipo paesaggistico, idrogeologico, archeologico etc. Musumeci ritiri la norma prima che la Sicilia faccia una pessima figura dinanzi la Corte Costituzionale” – conclude Trizzino.
Già una settimana fa, Trizzino aveva denunciato, sempre tramite un video, che “nella riforma edilizia targata governo Musumeci c’è un condono”. Trizzino è stato per anni componente della commissione Ambiente dell’Ars.
La polemica è scoppiata qualche giorno fa quando si parlò prima di una norma inserita in finanziaria e poi di un condono camuffato dentro la riforma che deve servire ad adeguare la legge regionale 16/2016 alla sentenza della Corte Costituzionale che ne ha cancellato tre commi ritenuti incostituzionali. L’attacco è ad un passaggio del Ddl 669/140/453.
Oggi all’Ars si è tenuta l’audizione delle associazioni ambientaliste e di categoria.
“Si tratta di una vecchia storia. La Regione Siciliana – ha dichiarato qualche giorno fa Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – ci aveva già provato con il governo Crocetta quando, sulla base di un parere molto discutibile del CGA, emanò nel 2014 una circolare con la quale s’invitavano gli enti onerati di esaminare le domande di condono a farlo anche in riferimento agli immobili ricadenti in aree vincolate. Istanze fino a quel momento tutte rigettate perché esplicitamente escluse dal condono nazionale”.
“Chiediamo all’assessore Cordaro di ritirare immediatamente l’art.18 dal Ddl in discussione, così da evitare inutili scontri che porterebbero inevitabilmente alla cancellazione della norma. Provare a far passare l’idea che la Regione siciliana, – ha dichiarato Zanna – in fase di recepimento del condono, intendeva fare proprio del condono nazionale la sola riapertura dei termini ma non i limiti stringenti imposti dalla stessa legge, può forse servire a illudere per qualche mese gli abusivi ma non potrà mai superare il vaglio costituzionale che Legambiente chiederebbe con forza all’indomani di una eventuale approvazione”.
L’assessore Cordaro ha già risposto a questa polemica una prima volta sostenendo che “l’inedificabilità relativa non esiste: esiste solo ed esclusivamente, come categoria giuridica, il concetto di inedificabilità assoluta. L’articolo 18 del Ddl di riordino in materia edilizia, presentato in commissione Ambiente dal governo, recepisce plurime sentenze delle Sezioni riunite del Cga (una per tutte la 291 del 2010) e trasforma in norma la circolare 2 del 2014 dell’allora assessore di Crocetta Mariella Lo Bello. Qualora vi siano dei vincoli relativi è già possibile in Sicilia, in forza delle sentenze del Cga e della circolare di cui sopra, costruire previo parere positivo delle autorità che tutelano il vincolo, siano esse la Soprintendenza, il Genio civile o il Corpo forestale. Ancora oggi -sostiene l’assessore – in Sicilia molte amministrazioni ci chiedono chiarezza attraverso una norma che recepisca quanto stabilito dalla Giurisprudenza di legittimità. Nessuna sanatoria potrà mai vedere la luce durante il governo Musumeci si tratta soltanto di una norma che fa chiarezza in una situazione confusa in sede amministrativa”.
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