La riforma elettorale per le amministrative siciliane è ancora in discussione all’Ars, ma non  verrà licenziata oggi. In aula è mancato il numero legale, ma la norma che potrebbe diventare legge lunedì viene mal digerita anche fuori da Palazzo dei Normanni.

Se dopo il voto dell’articolo 2 che ha fissato la soglia della vittoria al primo turno al 40 per cento più uno reintroducendo l’effetto trascinamento, si sono registrati i malumori dei 5Stelle e di Forza Italia (che aveva inizialmente stretto un’alleanza col Pd per approvare la legge congiuntamente), oggi a scagliarsi contro la riforma è un sindaco. Quello di Palermo.

Leoluca Orlando, che ha già annunciato di volersi ricandidare alle prossime Amministrative in programma nella primavera 2017, dice che “è una legge contro Orlando, contro il M5S e contro coloro i quali sono contro questo sistema di partiti ovviamente”.

Il primo cittadino di Palermo, ricordando che “per fortuna esistono gli elettori” suona la carica e dà l’altolà a quanti, già in questi prime settimane di grandi manovre pre-elettorali stanno tentando il flirt: “Io che non ho partito, sarò incoraggiato a proseguire su questa strada – dice -. Cari partiti, non avvicinatevi, grazie”.

Va detto, infatti, che in un certo senso la riforma elettorale all’esame dell’Aula praticamente riporta indietro le lancette al 2011 quando l’effetto trascinamento delle liste decretava l’elezione di un sindaco.

Di fatto verrebbe ripristinato il sistema che, attraverso la moltiplicazione delle liste di una coalizione, irrobustisce automaticamente il candidato alla poltrona di primo cittadino. Fino al 2011, come si ricorderà, bastava votare per un aspirante consigliere per trasferire la propria preferenza anche al candidato sindaco di quella coalizione. Ovviamente non si sceglieva il voto disgiunto.

Non sarebbe così radicale come Orlando la posizione del sindaco di Catania, Enzo Bianco al quale la riforma, così come sta venendo fuori, pare che piaccia solo in parte.

Il primo cittadino etneo sulla vicenda non è ancora intervenuto ufficialmente come il collega palermitano (magari lo farà quando la legge sarà licenziata definitivamente), ma sarebbe poco propenso a valutare positivamente alcuni punti della modifica.

Si tratta soprattutto dell’abbassamento della soglia per la mozione di sfiducia che qualcuno vorrebbe abbassare al 50 per cento più uno dei consiglieri, rispetto agli attuali due terzi previsti nella norma ancora in vigore. Ma Bianco vorrebbe che fosse mantenuta a tutti costi la parità di genere.

Intanto, dopo la mancanza del numero legale, è probabile che la riforma possa proseguire il proprio cammino solo la prossima settimana. L’Ars, infatti, è stata aggiornata a lunedì pomeriggio.

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