Invitalia ha avviato le procedure per ottenere da Blutec la restituzione di venti milioni, una quota dei finanziamenti pubblici destinati alla ripresa produttiva dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese.

Blutec ha presentato un progetto per il riassorbimento di quasi 700 lavoratori, che ha già suscitato preoccupazioni per i ritardi sui tempi di attuazione. Ora, come scrive il Giornale di Sicilia, è arrivata da Invitalia, agenzia nazionale per lo
sviluppo d’impresa, una contestazione sulla rendicontazione: alcune spese non sono ritenute ammissibili perché fuori dal contesto progettuale e altre non sono documentate. In tutto 20 milioni per i quali l’agenzia ha promosso una procedura di recupero.

Il management dell’azienda ha fatto avere a Invitalia una documentazione a sostegno della tesi che le spese contestate sono invece ammissibili. Si è inoltre impegnato ad allineare le proprie strategie alle normative. Per altre spese non documentate l’azienda ha fatto sapere che si tratta di recuperare le ricevute dei pagamenti ai fornitori.

Allo stato Blutec sostiene di avere riassorbito 130 lavoratori. Altri cento saranno messi in servizio entro l’anno e nel 2019 la fabbrica sarà portata a regime. Tra le commesse su cui sarà sviluppata l’attività produttiva c’è anche l’assemblaggio di Doblò elettrici per conto di Fca.

Nei giorni scorsi erano saltati gli incontri per una ricognizione sullo stato di attuazione del progetto Blutec. Per
questo il sindaco Francesco Giunta si era fatto portavoce del malessere dei lavoratori e aveva paventato tensioni sociali.
Venerdì alle 9.30 si svolgeranno assemblea e sit-in davanti ai cancelli dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese. L’iniziativa parte da Uilm, Fim e Fiom, dopo avere appreso della procedura di recupero dei fondi da parte di Invitalia a Blutec.

“La situazione è molto grave – dice il segretario provinciale della Uilm Vincenzo Comella – Adesso serve capire come stanno
realmente le cose e trovare soluzioni per questa emergenza e per i tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto. La Regione e il Mise devono intervenire subito in quest’area di crisi complessa e verificare che parta la reindustrializzazione del sito”.