Sono in corso di svolgimento, ai Quattro Canti di Palermo, i lavori per la rimozione dell’installazione “Elisa”, opera pensata e creata dall’artista vicentino Arcangelo Sassolino. Nella giornata di ieri, è stato disinstallato il braccio meccanico, mentre oggi è in corso di eliminazione la base in cemento armato su cui era poggiata l’opera. Lavori parzialmente interrotti dai fatti di cronaca che hanno interessato questa mattina piazza Vigliena, con un cavallo imbizzarrito che ha seminato il caos fra le vie del centro.

“Elisa”, l’opera della discordia ai Quattro Canti

Le maggiori critiche riguardanti l’opera hanno interessato la scelta della location dei Quattro Canti. Un punto ritenuto troppo classico per i tradizionalisti. “Rimossa l’opera d’arte che deturpava i Quattro Canti. Domenica eliminiamo anche il centrosinistra dal governo di questa città”, ha commentato il capogruppo di Prima l’Italia Igor Gelarda sui propri canali social. 

Scelta che però l’artista Arcangelo Sassolino ha approvato in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, spiegandone motivazioni e contrasti con la sua opera. “Queste meravigliose statue che ci circondano sono statiche. Questa è una scultura cinetica. Continua a muoversi, a disegnare forme nuove nello spazio”.

Se la esponevamo in un altro luogo – ha continuato Sassolino -, forse non avrebbe avuto l’eco che ha avuto e non avrebbe sollevato tutte queste polemiche. Ma se ci pensate, l’arte deve sollevare interrogativi. Deve far pensare. L’arte è sempre un messaggio positivo, anche nella sua brutalità. E’ un modo per riflettere anche sul chi siamo come individui in questo mondo. Spero che sia un modo che possa far riflettere le persone sul modo in cui l’arte si evolve”. Una cosa è certa: l’opera ha fatto discutere, scatenando un dibattito abbastanza acceso.

L’installazione per il trentennale delle stragi

Un’opera voluta dal Comune di Palermo in occasione della ricorrenza del 23 maggio, composta appunto da un esagono in cemento armato sul quale è stato poggiato il braccio meccanico di un escavatore. Un’opera di denuncia contro l’abusivismo edilizio e i relativi legami con gli ambienti mafiosi. La struttura è composta da materiali quali l’acciaio vetro e cemento. Elementi impiegati per comporre macchine che spingono gli stessi a raggiungere i loro limiti. Un braccio che, durante i suoi movimenti, si contorceva fino a cadere al suolo. Tanto che, qualcuno, avesse pensato ad un malfunzionamento della macchina. Fatto smentito dallo stesso artista, che ha spiegato invece che tale circolo di movimenti rientrava nell’espressione naturale dell’installazione.