“Ad oggi l’unico vero strumento che un parlamentare regionale ha per rinunciare al vitalizio è quello di dimettersi prima che maturi il suo diritto. Il vice presidente della Camera dei deputati, Luigi Di Maio, e i vertici regionali del Movimento 5 Stelle in Sicilia se ne facciano una ragione. Anzi, attendiamo da Di Maio, questo pomeriggio in visita a Palermo, l’annuncio delle dimissioni dall’Ars dei deputati regionali del Movimento. Ogni altra affermazione sul tema sarà solamente una presa in giro demagogica dei cittadini siciliani”. Così Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd di Palermo.

“Alla legge – aggiunge – non si può derogare, neanche, se non soprattutto, con la propaganda populista. L’istituto della rinunzia volontaria al vitalizio non esiste. Forse, solo nel fanta-mondo a 5 Stelle che, per nostra fortuna, ancora non coincide con quello reale”.

L’esponente dem ricorda che “il vitalizio parlamentare non è assimilabile alla pensione propriamente detta per il fatto che la politica non è un’attività lavorativa e non ricade, quindi, nella disciplina del diritto del lavoro subordinato. Con la conseguenza che il vitalizio costituisce un diritto irrinunciabile.  In Italia – prosegue Miceli – l’unico parlamentare che rifiutò il vitalizio fu il missino Enrico Endrich. Eletto una prima volta nelle liste del Movimento Sociale Italiano nel 1953 si dimise nel 1955 per protesta contro l’approvazione della legge che istituiva il vitalizio per i parlamentari, mettendo in opera così l’unico modo possibile per non avere un vitalizio: rinunciare alla carica elettiva prima del completamento della legislatura. Se i 5 Stelle – sottolinea – vogliono emulare le gesta del Movimento sociale anche sul tema dei vitalizi, almeno lo facciano bene: come Endrih, si dimettano il primo giorno utile della prossima settimana, evitando alla radice di fare maturare il loro diritto al vitalizio. Si dimettano – conclude Miceli – o la smettano di fare demagogia spicciola, pubblicità ingannevole, propaganda da bar sport”.