• Scendono in piazza i ristoratori palermitani
  • La manifestazione di protesta davanti la Presidenza della Regione
  • Possono lavorare solo con il servizio di asporto
  • Chiedono la riapertura
  • I ristori per il settore sono stati insufficienti

Muniti di striscioni e megafoni, sono scesi in piazza, come anticipato ieri da BlogSicilia, i ristoratori palermitani. Con il passaggio della Sicilia in zona arancione, sono stati costretti a chiudere nuovamente ai clienti, e possono lavorare solo con il servizio di asporto. Una situazione che li sta danneggiando ulteriormente.

La protesta a Palazzo d’Orleans

I ristoratori si sono dati appuntamenti davanti Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione. Hanno urlato tutta la propria disperazione. Dai megafoni si sono rivolti direttamente a Musumeci, sperando in un suo intervento a favore della categoria. “Dove sono i fondi, presidente? – dice un ristoratore – dove ci avete portato? Ora basta!”.

“Abbandonati e uccisi dallo Stato”

Sugli striscioni si legge “Uccisi dallo Stato”. I ristori arrivati non sono stati sufficienti al loro ‘salvataggio’. Esprimono e manifestano un disagio, che dicono “è il disagio di tutta la città”.
Un ristoratore, proprietario di tre locali chiusi da un anno, racconta di aver ricevuto solo 6mila euro di aiuti a fronte di 70mila euro di affitti da pagare ai quali si aggiungono le tasse.

La categoria gravemente danneggiata

Santo Civello, proprietario della Bodeguita del Medio spiega le ragioni della protesta: “Siamo ristoratori, proprietari di pub, gente che lavora con il turismo. Siamo la categoria più danneggiata da un anno a questa parte perché vista come i maggiori untori. Siamo assolutamente sicuri del fatto che avremmo la possibilità di lavorare in massima sicurezza, rispettando tutte le regole anti contagio, Siamo la fetta più grossa del Pil nazionale, e siamo coloro che non siamo né ascoltati né ristorati. La miseria che ci hanno dato non ha neanche permesso di pagare gli affitti. E la misura che stanno pensando di darci è ancora più drammatica e più offensiva, siamo stanchi. A me hanno dato le briciole che non sono state nemmeno equiparate alle spese reali di una gestione mensile. Loro fanno calcoli su base fittizia. Un locale medio piccolo non avrà mai le stesse spese di un locale medio grande. Loro hanno messo tutti nello stesso calderone. E questa cosa è offensiva per la dignità di un lavoro che facciamo da tanto tempo, nel mio caso da 18 anni”.

Pochi spiccioli

Gli fa eco Michele Rotolo, proprietario del ristorante Forno e Cucina: “Anche io ho un ristorante – dice – e non so come fare. Non ci sono stati aiuti, non ci è stato dato nulla, e quei pochi spiccioli arrivati non sono bastati a mantenere aperte le nostre attività. Io non posso dare soluzioni a nessuno, il mio lavoro è fare piatti di pasta, quindi non sono uno che trova soluzioni. Siamo qui soltanto per chiedere aiuto, per farci sentire sperando che ci ascoltino”.

 

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