Rita Barbera, candidata a sindaco di Palermo, continua nella sua opera di “demolizione” della candidatura di Franco Miceli col centro sinistra. Ieri dopo le trattative locali e nazionali, ha sciolto la riserva ed è stato protagonista della sua prima uscita pubblica. “Da quel palco, utilizzate a mo’ di slogan, sono riecheggiate le contraddizioni della sua candidatura”, dice l’ex direttrice di Ucciardone e Pagliarelli.

Il “Balletto della politica”

La candidata, in campo con due liste indipendenti, critica le parole di Miceli pronunciate durante la sua presentazione. “Proprio lui, oggetto di accordi politici locali e che è volato a Roma per avere il consenso dei segretari nazionali dei partiti che rappresenta, ha preso le distanze da quei partiti asserendo che è arrivato il momento di far cessare gli accordi di potere, giacché i suoi sono già stati raggiunti, e che è necessario dare priorità alle competenze anche se, è più che mai evidente, che si stanno conformando liste di appoggio che contengono i soliti noti, quelli stessi che oggi siedono sugli scranni di Palazzo delle Aquile e ai quali si deve la tragica situazione di Palermo. Critica il “balletto della politica” cercando di far dimenticare che, proprio lui, è stato un primo ballerino nelle scorse settimane. Critica il governo di potere quando lo rappresenta in toto, come ha dimostrato con i suoi incontri proprio nei palazzi del potere”.

“Quote rosa e sindacato abbandonato”

Rita Barbera critica l’avversario per i suoi trascorsi sindacali. “Amare Palermo significa, innanzitutto, non andarsene mentre lui, lo ricordiamo bene, dopo aver abbandonato manifestazioni, scioperi, occupazioni, ciclostile e volantinaggi ha deciso che un architetto non avrebbe avuto futuro a Palermo e se n’è andato, (in)tanto il partito e il sindacato continuavano ad essere con lui”. Critiche anche sulle “quote rosa”. “Grande assente nelle parole di Miceli – dice – se escludiamo una boutade nella parte introduttiva del suo discorso, è stata la necessità di una forte partecipazione femminile al governo della città non tanto per un problema di “quote rosa” o di “genere”, ma per necessità di una sensibilità più ampia e trasversale”.

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