Giorgio Gaber aveva già previsto tutto con la sua “Destra – sinistra” che sanciva la fine delle differenze reali fra i due schieramenti politici, diversi ormai solo per apparenza e non per sostanza. In Sicilia, perenne ed eterno laboratorio politico, tutto questo si fa narrazione e storia quotidiana, come ci racconta oggi la corrente trasversale che sostiene, (segretamente perché si fa ma non si dice) l’emendamento di sanatoria edilizia sulle coste.

Emendamento targato Girolamo Fazio, di cui al momento non è chiarissima la collocazione partitica, che ha suscitato un’ovvia levata di scudi, l’indignazione di molti deputati che hanno detto chiaro e tondo che non lo voteranno. Nulla di strano, pensa l’elettore comune che non ha costruito sull’acqua o quasi la villetta – palafitta e che continua a sognare un’isola ecosostenibile.

E invece il fatto è sorprendente perché a schierarsi contro la sanatoria, è il centrodestra, sia quello di opposizione come Forza Italia e Musumeci, sia quello di governo, come il Nuovo Centrodestra. Dall’altra parte ha tuonato contro l’emendamento, il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, minacciando il ricorso alla Corte Costituzionale.

Dal canto suo, invece, il rivoluzionario presidente della Regione, Rosario Crocetta, oggi dalle colonne de “La Sicilia” di Catania invita tutti a “non avere un approccio ideologico su questa problematica”, passa la palla al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che dovrà esprimersi sull’ammissibilità o meno dell’emendamento e ribadisce di non essere per sanare tutto ma neanche per demolire tutto.

A leggere l’intervista si penserebbe a una posizione che nella prima Repubblica, si sarebbe definita dorotea, per non scontentare né gli uni né gli altri. Potere della carta stampata, sicuramente, e tutti siamo certi che il governatore del cambiamento sempre pubblicizzato, chiarirà meglio cosa intendesse dire e si schiererà, senza se e senza ma.

Scopriremo a favore di quale delle due opzioni. Le altre anime del centrosinistra siciliano intanto stanno a guardare, con i consueti distinguo che viaggiano sui social ma quasi mai si traducono in prese di distanze ufficiali e nette, perché uscire dal governo a un anno dalle elezioni è impensabile, con la minaccia grillina che si fa sempre più forte.

Tacciono anche tutti gli indignati di professione che per anni hanno protestato, a ragione o a torto, contro i governi di centrodestra, quello Cuffaro e quello Lombardo per ultimi, organizzando manifestazioni, girotondi, dibattiti, cortei, pagine Facebook e chi più ne ha più ne metta, per denunciare le malefatte di questi cattivoni. Oggi sono tutti zitti; a protestare e a organizzare manifestazioni sono i lavoratori di alcune delle categorie professionali immolati da Crocetta e dai suoi sull’altare della legalità, come quelli della Formazione per citare un esempio, sono i sindacati che a cadenza semestrale riuniscono 20mila persone sotto Palazzo d’Orleans, sperando che serva a suscitare un sussulto di coscienza nel governatore e nei deputati.

E’ la gente comune, lontana dai salotti bene, a dire basta a un’esperienza di governo i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche e soprattutto di chi non vuole vedere. I radical chic, la gauche caviar, che tanto si è spesa in passato per abbattere i nemici di centro, di destra e di centrodestra, oggi stanno a guardare le collinette di rifiuti che invadono l’isola e magari pensano che con quest’emendamento potranno sanare la villetta abusiva costruita sulla spiaggia da un parente. Perché tutti siamo peccatori sotto questo cielo. E le virtù sono pubbliche, ma i vizi erano e saranno sempre privatissimi.