Superare la crisi di medici con un percorso di crescita dell’intero sistema. La ricetta suggerita dal manager dell’Asp di Siracusa dopo l’inchiesta interna che ha spiegato la tragedia di qualche giorno fa al Pta di Pachino passa da corsi intensivi per l’emergenza urgenza ai medici laureati. Ma Ficarra parla a Talk Sicilia, anche dei quattro punti di eccellenza certificati dall’Agenas negli ultimi tre anni a Siracusa

La vicenda del Pta di Pachino e l’inchiesta interna

E’ ormai diventato un caso politico la morte del 38enne di Pachino, Sebastiano Morana, deceduto per un malore  dopo essersi recato nel Pta di Pachino. Dopo la drammatica morte è una sequela di interventi. E’ c’è anche chi ha cavalcato la tragedia fino all’occupazione del consiglio comunale per protesta da parte un gruppo di consiglieri. A fare chiarezza su cosa è accaduto è stata, però, l’indagine interna all’Asp di Siracusa disposta dal manager salvatore Lucio Ficarra.

Chiarezza dai risultati dell’indagine interna

“Purtroppo la carenza di medici che è un problema nazionale, ha fatto sì che il medico per quel turno non fosse disponibile. L’emergenza è stata comunque affrontata da un infermiere professionale che era di turno e che ha chiamato la centrale operativa, ha seguito tutte le linee guida, ed attivato tutte le procedure. La stessa centrale operativa si è subito attivata, ha dato tutte le indicazioni del caso. Per quello che ci riguarda, in base ai risultati dell’indagine interna, sono state praticate tutte le cure e le terapie che erano praticabili” dice a BlogSicilia Ficarra.

“In base a quello che riferisce il responsabile del 118, la centrale operativa ha subito attivato l’emodinamica dell’ospedale di Siracusa, che ha fornito le necessarie indicazioni e poi mandato i medici più vicini che si trovavano sul posto a circa mezz’ora dall’arrivo del paziente in sede. Purtroppo però non c’è stato nulla da fare”.

Il tema della carenza di medici

Il vero grande tema, dunque, è la carenza di medici che rende impossibile coprire tutti i turni di tutte le strutture “I medici sono pochi e soprattutto sono pochi i medici dell’emergenza. Il problema è nazionale, per cui noi abbiamo avviato un conforto con l’assessore regionale alla salute, che è un tecnico che ha vissuto i nostri problemi e quindi è capace e perfettamente a conoscenza dei problemi da affrontare”.

“Dal mio punto di vista, occorrerebbe formare al più presto i medici già laureati per poterli usare in emergenza. Insomma occorre un corso di emergenza urgenza che ci permetta di impiegare i medici in questa area dopo la formazione. Pazienza, non saranno specializzati, ma avremmo a disposizione personale medico per coprire i turni”.

Un suggerimento, quello del manager Ficarra preso subito in esame alla Regione che ha avviato un confronto proprio per intraprendere questa strada. Il problema, infatti, riguarda tutte le strutture a tutti i livelli

Guardare al futuro

Ma il tema non si esaurisce con l’intervento in emergenza. Occorre guardare al futuro e pensare una soluzione stabile che doti il sistema Italia di un giusto numero di medici “Ovviamente per formare un medico ci vogliono molti anni – dice ancora Ficarra – almeno sei. Credo che in qualche modo già ci si stia muovendo, tanto che si è aperta una nuova facoltà di medicina all’Università di Enna. Insomma, dei movimenti in questo senso ci sono stati. Il problema non è di chi ci dirige attualmente nel senso che è un problema annoso, che ci portiamo dietro da almeno nove o dieci anni. Per uscire da questa situazione, pur affrontandola ora, ci vorranno anni. Quelli necessari a formare nuovi medici specializzati”

Il tema della mobilità passiva

Ma fra i grandi temi non c’è solo quello della carenza di medici. La Sicilia si trova a confrontarsi con la così detta mobilità passiva ovvero con il ricorso dei siciliani alle cure fori regione “In questi anni, per le varie aziende dove sono stato io (Enna, Agrigento, Ragusa, Siracusa ndr) posso dire si è sempre lavorato sulla crescita. Dei quattro obiettivi più importanti, quelli del cosiddetto piano esiti, si è ottenuto riconoscimento anche da Agenas. Leggendo tutti i dati che vengono pubblicati, la Sicilia continua a fare ancora oggi passi in avanti e questa è una cosa importante”

“Siracusa in questo, grazie alla collaborazione di tutta la squadra, ha avuto bei risultati dal 2019 a oggi. L’azienda si è classificata ai primi posti di questi quattro obiettivi in Sicilia, addirittura dalle ultime pubblicazioni. Per quanto riguarda la frattura del femore a livello nazionale, il reparto di Siracusa di Ortopedia è arrivato il primo in assoluto per tempestività di intervento. Abbiamo ottimi risultati anche per il parto cesareo. Questi, secondo me, sono bei risultati per la Sicilia, perché più crescere la qualità più diminuisce la migrazione sanitaria

L’importanza dei direttori di unità operative complesse

Quando io sono arrivato mancavano 43 primari. Abbiamo fatto concorsi, abbiamo assunto circa 1000 persone grazie sia all’attuale presidenza e all’attuale assessore, sia a quello presidente che ci hanno confortato e ci consentono di continuare questo lavoro. Oggi abbiamo coperto tutti i posti. Mi si può chiedere quale sia l’importanza del direttore di struttura complessa per l’utente. Ovviamente un reparto guidato da un bravo primario è un reparto che funziona e poi si crea una “scuola”. Voglio dire che un grande professore è anche un grande maestro, un grande professionista e trasmette la sua esperienza, il suo sapere facendo crescere tutta la struttura. Avere tutti questi primari a Siracusa nuovi ha fatto sì che si venisse a creare un’inversione di rotta, per cui la mobilità passiva l’abbiamo vista gradualmente ridurre. Questo significa che la gente ha cominciato a credere in noi”

“Tornando ai dati possiamo parlare della brest unit (struttura che si occupa del tumore al seno ndr), per esempio all’ospedale di Lentini, dove si è passati da 70 casi di interventi alla mammella a 150 casi. Un raddoppio. Quindi questo significa evitare alla gente un disagio sociale. Perché se io mi devo andare a operare a Milano devo sopportare dei costi, ho un disagio sociale, devo spostarmi, non posso assistere il mio caro, non posso andarlo a trovare. In secondo luogo, immaginate poi i costi che subisce il sistema sanitario, perché ogni volta che un siciliano va fuori dalla Sicilia si deve pagare la prestazione alle città del Nord. Oggi, secondo me tutto questo gradualmente si sta riducendo, almeno dai dati che abbiamo.

Diminuisce il ricorso anche alle cure estere

“Poi vediamo che c’è una contrazione della migrazione anche verso l’estero”. Bisogna lavorare per continuare a crescere e ridurre il divario “Tendenzialmente il primo dato da studiare è dove la gente se ne va e perché se ne va? Diventa importante sia il giudizio delle persone, perché se non vengono un motivo c’è, sia la valutazione dei dirigenti dei servizi. Le faccio un esempio: a Siracusa non c’è la cardiochirurgia. Ecco, allora in quel caso è ovvio che non possiamo impedire la mobilità interaziendale. Se noi non abbiamo nella nostro organico della rete quella che viene definita la rete ospedaliera, la possibilità di cardiochirurgia è  normale che un paziente vada altrove. La statistica ormai va di pari passo con la qualità dei servizi sanitari, perché statisticamente, se un centro fa più interventi diventa sempre più qualificato ad affrontare quel tipo di intervento e quindi a ridurre i rischi”.

Il nuovo ospedale

Poi c’è il grande tema del nuovo ospedale. un investimento da centinaia di milioni “Abbiamo fatto la nostra parte fino in fondo, adesso c’è un commissario nella persona del prefetto che è una garanzia per gli appalti milionari che si stanno mettendo in campo. Certamente il nuovo ospedale sarà l’apice del percorso di svolta già avviato e al quale lavoriamo ogni giorno per un nuovo passo”.

L’intervista integrale