Libero il boss di Porta Nuova Giuseppe Di Giovanni. Così ha stabilito il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio. Si è preso atto della scadenza dei termini di custodia cautelare. Per questo il Gip ha ordinato la liberazione di Di Giovanni che è ritenuto a capo di uno dei mandamenti tra quelli più influenti nel Palermitano.

Divieto di espatrio

A Di Giovanni è stato imposto il divieto di espatrio e l’obbligo di vivere in un comune che non sia in Sicilia, Calabria e Campania. Il presunto boss non può allontanarsi da casa dalle 17 alle 8 e dovrà presentarsi tutti i giorni nella caserma dei carabinieri dove deciderà di risiedere. Era stato il gup Cristina Lo Bue ad accogliere le eccezioni di nullità sollevate dagli avvocati Rosanna Vella e Giovanni Castronovo. Di Giovanni assisterà a piede libero al processo. Stessa cosa per Giuseppe Auteri che libero lo perché è latitante, difeso dall’avvocato Dario Gallo.

Altro caso controverso nel gennaio scorso

Nel gennaio scorso Francesco Mulè, 76 anni, tornò libero. Era stato arrestato a metà dicembre nel blitz contro il mandamento Porta Nuova. Era tornato libero per un vizio formale e per un difetto di motivazione. Lo aveva deciso il tribunale del Riesame accogliendo il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo, Marco e Valentina Clementi. Una scarcerazione inaspettata la sua alla luce della mole di materiale investigativo raccolto nei suoi confronti. Mulè non era la prima volta che lasciava il carcere anticipatamente. Era già successo qualche anno fa. Pur essendo stato condannato all’ergastolo per tre omicidi aveva usufruito della legge Carotti.

Il sequestro a Tommaso Di Giovanni

Intanto proprio questa mattina è scattato il sequestro beni per un milione di euro nei  confronti di Tommaso Di Giovanni. Ad eseguire i sigilli i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo sul provvedimento emesso dalla sezione di prevenzione del tribunale di Palermo. Di Giovanni, detenuto, fu arrestato a marzo del 2019 nell’ambito dell’operazione denominata “Atena”. E’ accusato di aver diretto, insieme ai fratelli, il “mandamento mafioso di Porta Nuova”. E’ stato condannato in via definitiva a 15 anni e 6 mesi di reclusione. In passato arrestato anche nell’ambito delle operazioni di servizio denominate “Perseo” e “Pedro”.

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