“A proposito dello sciopero del 21 settembre i dati parlano di un’adesione totale dell’8% fra i 3 turni di lavoro, un valore di per sé basso e in linea o addirittura inferiore a quello di altri stabilimenti del gruppo. Si può inoltre evidenziare come il 100% degli aderenti sia iscritto Fiom: nessun affiliato ad altre sigle sindacali ha aderito allo sciopero”. Così la Fincantieri, con una nota, replica alle dichiarazioni dei delegati Fiom Cgil dello di Palermo Francesco Foti e Serafino Biondo, che hanno parlato di ‘grande adesione allo sciopero’.

Fincantieri contesta anche le parole dei due delegati sindacali in merito all’ispezione dell’Azienda sanitaria provinciale (ASP) del 28 ottobre 2014, che avrebbe “portato a dei rilievi oggettivamente ‘lievi’, in gran parte imputabili a mancanze individuali e non “di sistema”, tesi confermata dalle sanzioni pecuniarie inflitte ai singoli non all’azienda”.

L’azienda considera inoltre “mendace nonché autolesionista l’accusa di sottrarsi al dialogo sulla sicurezza. Da almeno due anni nessuna richiesta di incontro o chiarimento su aspetti di sicurezza è rimasta inevasa da parte della direzione del cantiere. Per contro, in più occasioni, il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi (RSPP) di stabilimento ha avuto modo di lamentarsi del fatto che nonostante le ripetute convocazioni, i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) Foti e Biondo non si sono presentati agli incontri, al punto che la direzione del cantiere ha già provveduto in passato a segnalare formalmente tali defezioni all’ASP e alle segreterie di riferimento. Inoltre, nell’ambito del progetto “Verso infortuni zero” portato avanti dell’azienda e largamente condiviso con le organizzazioni sindacali, sono previsti dei sopralluoghi periodici negli ambienti di lavoro, da effettuarsi assieme ai suddetti RLS: tali incontri vengono totalmente ignorati dai rappresentanti in questione, facendo venir meno la possibilità di condividere problematiche, soluzioni e miglioramenti”.

Fincantieri definisce infine “controproducente anche quanto affermato a proposito dei cambi di mansione. Come ampiamente anticipato alle organizzazioni sindacali, tali provvedimenti sono risultati necessari in funzione dei carichi di lavoro e al fine di chiudere la cassa integrazione il prima possibile, quindi senza ricorrere a tutti i 12 mesi che l’azienda avrebbe avuto a disposizione. In altri termini, al fine di rendere il sito più competitivo, è stato necessario implementare in modo sensibile gli organici assegnati all’officina di prefabbricazione e all’officina di allestimento, per dimensionare correttamente queste officine rispetto ai carichi di lavoro. A seguito di tali provvedimenti sono state eseguite circa 70 visite preventive per cambio mansione, che hanno portato al trasferimento di circa 30 risorse. Di questi solo 7 sono stati impugnati presso l’ASP; solo 2 di questi ricorsi sono stati accolti, 1 per altro in forma temporanea. Dati oggettivi i quali evidenziano l’infondatezza delle accuse mosse. Quanto poi alla correttezza dell’operato del medico competente coordinatore di cantiere, messa in dubbio dai delegati Fiom, non vale nemmeno la pena di commentare, poiché si tratta di una professionista di lunga e comprovata esperienza, che collabora con altre aziende di livello ed enti pubblici, e in nessuno di questi ambiti di attività ne è stata mai messa in discussione la professionalità o l’indipendenza. Confidiamo che queste precisazioni suggeriranno ai signori Foti e Biondo una maggiore prudenza nelle loro future esternazioni pubbliche, certi che i nostri lavoratori conoscono già bene la realtà dei fatti”.