“Il Comune di Palermo, nonostante le note di precisazione che abbiamo più volte fornito ai dirigenti dell’amministrazione e che sono quindi in loro possesso, continua a fornire numeri e dati a dir poco inesatti con riferimento al servizio che svolgiamo e all’opera che abbiamo realizzato”.

Cosi Panormus 2000, la società di progetto che ha realizzato in project financing il parcheggio multipiano di piazza Vittorio Emanuele Orlando – e che successivamente ne ha affidato la gestione ad Apcoa insieme ai parcheggi di superficie nelle strade limitrofe alla piazza – in base ad una convenzione del 28 dicembre 2005.

E’ scontro, dunque, fra amministrazione comunale e gestore con toni sempre crescenti e rapporti che rischiano di degenerare.

“Per quanto attiene i profitti dei bilanci -si legge in una nota dio Panormus 2000 – secondo le previsioni del Piano economico finanziario, avremmo dovuto conseguire un utile di circa un milione ottocento novantamila euro, negli anni compresi tra il 2006 e il 2015, mentre, a consuntivo, nei bilanci depositati, relativi allo stesso periodo, registriamo una perdita di trecentotrentamila euro, con la conseguenza che il passivo accumulato ammonta ad oltre due milioni e duecentomila euro. Facciamo inoltre presente che, ad oggi, risulta invenduto ben il 30% dei box ed il 100% dei posti auto all’interno del parcheggio. Risulta chiaro che oltre a queste circostanze che riguardano l’andamento del mercato e la congiuntura economica, le previsioni di rientro per il costo dell’opera non sono state rispettate anche e soprattutto perché il Comune ha disatteso alcune clausole”.

Dunque la società attacca il Comune che non avrebbe rispettato i patti. “L’amministrazione comunale continua a indicare in 15 milioni di euro il costo complessivo del parcheggio – sostiene poi la società – quando risulta ampiamente documentato che il costo è stato di oltre 20 milioni di euro! Dati errati anche quelli relativi agli stalli in superficie di tipo B (le cosiddette zone blu) che la stessa amministrazione ha arbitrariamente ridotto, senza provvedere ad alcuna compensazione e comunicazione: 163 gli stalli che gestivamo –tramite Apcoa- e che sono stati aboliti”.

“Sono invece 174 gli stalli di tipo A (quelli per i residenti) soppressi dal Comune. Un caso emblematico è quello di via Nicolo’ Turrisi dove, con una ordinanza del 10 luglio 2015, il Comune ha provveduto alla revoca degli spazi gestiti da Apcoa, per introdurvi parcheggi per ciclomotori (gestiti da posteggiatori abusivi nel silenzio di chi dovrebbe controllare e reprimere il fenomeno), stalli H e stalli per carico e scarico merci. Con una nostra nota abbiamo segnalato al Comune lo stato di degrado in cui versa piazza Vittorio Emanuele Orlando, allegando documentazione fotografica: vetri di parapetto danneggiati o asportati, accesso nella piazza pedonale di mezzi pesanti che hanno danneggiato le griglie di aerazione dell’impianto e parte della pavimentazione, totale assenza di interventi di manutenzione ordinaria spettanti all’amministrazione comunale e che ad oggi versa in un evidente stato di abbondono”.

“Tutto questo per far capire in che condizioni svolgiamo un servizio importante per la città – continua la società – come è quello della gestione del parcheggio in una zona nevralgica della città in cui regnava il caos del posteggio abusivo. Ma al danno si aggiunge la beffa: oggi ci troviamo nella situazione di dover subire da parte del Comune la richiesta di un importo di poco inferiore al milione e cinquecentomila euro a titolo di extraprofitti, ossia maggiori utili che non abbiamo mai conseguito ‘il passivo accumulato ammonta ad oltre due milioni e duecentomila euro’ “.

Sul òpiatto c’è la richiesta del comune di un milione e mezzo necessario all’amministrazione per far quadrare i conti ma che Panormus 2000-Apcoa non hanno intenzione di versare “Una richiesta illogica e illegittima – dicono – perché considera solo i ricavi ottenuti e non i costi di produzione e di gestione sostenuti. Riteniamo che su tutta questa vicenda debba essere ristabilita la verità dei fatti, attraverso i documenti che attestano chi dice il vero e chi la usa strumentalmente per fini politici’