Sale la tensione fra Palermo e Roma in vista della realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Una tensione latente e che naviga sotto traccia ma che rischia di emergere in tutta la sua gravità. una tensione solo parzialmente politica visto che il Ministro dell’ambiente ha detto sì, ma non il suo ministero.

Il piano rifiuti che rinvia tutto

La revisione del “Piano rifiuti” imposta alla regione rallenta tutte le procedure. Dalla Sicilia  si lavora per un nuovo piano che rispetti le prescrizioni romane ma questo spota in avanti l’idea della nascita degli impianti di termovalorizzazione. Il nuovo piano,almeno per quel che concerne la realizzazione dei due previsti termovalorizzatori, vedrà la sua attuazione non prima del 2030. E’ quanto emerge dalla relazione allegata al Piano. Si tratta di opere mastodontiche e di un’enormità di fondi da impiegare, cosa che inevitabilmente rallenta sul piano burocratico le procedure. Ogni termovalorizzatore potrà smaltire 300 mila tonnellate l’anno.

Minardo, “Accelerare ma servono poteri speciali”

“La discussione sul nuovo piano rifiuti messo a punto dalla Regione può e deve essere l’occasione per un reale cambiamento sullo smaltimento dei rifiuti e per archiviare lo stato d’emergenza permanente. Serve però accelerare sui termovalorizzatori, il Governo regionale sta facendo la sua parte ma è fondamentale che anche da Roma venga un segnale importante e non una benevola pacca sulla spalla” afferma, adesso Nino Minardo, deputato della Lega e Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati.

Basta ping pong Palermo Roma

“E’ chiaro – sottolinea polemicamente, però, Minardo – che senza poteri e competenze speciali alla Regione la realizzazione di due impianti nell’Isola si allontana. Registro però su questo tema un continuo Ping pong che non promette bene. Spero di essere smentito”conclude il Presidente della Commissione Difesa di Montecitorio.

L’ampliamento delle discariche

intanto si registra il rischio salasso per i siciliani. Mentre palermo e Roma discutono, secondo quanto contenuto in questo “Piano rifiuti”,  c’è il rischio della saturazione delle discariche esistenti. Secondo un calcolo degli uffici regionali si potrà continuare a smaltire per un altro anno e mezzo, con gli spazi attualmente esistenti. E da qui a quella data non sarà realizzato il termovalorizzatore, impianto che brucia la frazione indifferenziata. Per cui sarà ancora necessario per tanti anni continuare a portare in discarica anche se i quantitativi, secondo il piano, saranno notevolmente diminuiti.

Gli altri impianti

In previsione questo piano prevede la realizzazione di 18 impianti di compostaggio, per lo smaltimento e il trattamento della frazione organica, e 12 di Tmb. Questi ultimi in pratica sfruttano l’abbinamento di processi meccanici a processi biologici, quali la digestione anaerobica e il compostaggio. Appositi macchinari separano la frazione umida dalla frazione secca (carta, plastica, vetro, inerti, ecc.). Quest’ultima frazione può essere in parte riciclata oppure usata per produrre combustibile derivato dai rifiuti (Cdr), rimuovendo i materiali incombustibili. A stretto giro di posta la differenziata dovrà salire dall’attuale 50 al 65 per cento. Entro il 2035 l’indifferenziata dovrà invece scendere sotto il 10 per cento.

 

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