Proverà a dimostrare che i due termovalorizzatori in fase di progettazione applicano le stesse tecnologie di quelli già in funzione in Francia, Germania e anche nelle altre regioni italiane. E poi tratteggerà il percorso burocratico seguito evidenziando che la Regione si è mossa nel solco indicato dal Consiglio di Stato e dalla Commissione Europea.

Su questi due punti fermi si basa il contro-dossier, come scrive il Giornale di Sicilia, che i tecnici di Palazzo d’Orleans stanno già preparando per rispondere alle 155 pagine di rilievi che la Corte dei Conti ha spedito lunedì alla Regione. Si tratta della chiusura di un’attività di indagine con cui la sezione di Controllo, guidata da Salvatore Pilato, ha passato ai raggi X il piano rifiuti e i progetti per i due termovalorizzatori previsti a Catania e Palermo.

Un cahiers de doléance in cui si avanza il sospetto che i due impianti, collegati a varie discariche, siano sovrastimati rispetto alla reale quantità di rifiuti che dovranno smaltire e che dovrà necessariamente essere il residuo della raccolta differenziata. In più i magistrati contabili hanno scritto che i termovalorizzatori, per quanto in valori minimi, non escludono il rischio di inquinare l’ambiente risultando pericolosi per la salute.

Renato Schifani a caldo non ha commentato lasciando solo trapelare la volontà di andare avanti senza alcuna modifica al piano, che proprio a settembre vedrà da parte di Invitalia l’aggiudicazione dell’appalto di progettazione. Ma già ieri a Palazzo d’Orleans si è iniziato a lavorare alle controdeduzioni, che la Regione dovrà depositare entro l’8 settembre. Scadenza ravvicinata che è stata presa come un tentativo di sgambetto, visto che fino a fine agosto la Regione è svuotata dalle ferie.

Tuttavia una bozza di risposta ai magistrati è già in via di stesura. E punterà sul fatto che «i due impianti che verranno realizzati a Palermo e Catania non sono differenti dal punto di vista tecnologico dai 350 in funzione in tutta Europa». La bozza segnala che saranno simili 126 attivi in Francia, ai 96 della Germania e perfino ai 37 che utilizzano le altre Regioni italiane.

La bozza di controdeduzioni indica anche un perimetro normativo all’interno del quale si è mossa la Regione: la sentenza del Consiglio di Stato che sul termovalorizzatore di Roma ha decretato che «il recupero energetico dai rifiuti riduce il ricorso alle discariche e l’impatto ambientale dei trasporti verso impianti lontani». La citazione di un atto di un altro organo giudiziario è un segnale, Palazzo d’Orleans non abbandona l’idea che la Corte dei Conti stia andando oltre i suoi poteri in questa fase. Tanto più, hanno segnalato gli esperti di Schifani, che l’indagine nasce nel solco dei procedimenti «conoscitivi» e non potrebbe portare a sentenze «afflittive», cioè non può arrivare uno stop al piano ma solo rilievi e indicazioni che suggeriscono correzioni.

Il dossier della Regione segnalerà anche la sintonia del piano rifiuti con le prescrizioni di Bruxelles e il fatto che abbia già avuto il via libera del Consiglio di Giustizia amministrativa. Infine Schifani, che è anche commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, segnalerà che il Cipess ha approvato il finanziamento da 800 milioni da lui stanziato per realizzare i due impianti e che i suoi atti da commissario nominato dal premier saranno sottoposti alle verifiche del governo nazionale.