Sei condanne e 7 assoluzioni nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “All in-Si gioca” del novembre 2020 a Palermo, in cui giro è emerso un giro scommesse illegali tra Palermo e Napoli. In tutto, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, sono stati inflitti 15 anni e 4 mesi di reclusione a Rosario Chianello e Michelangelo Guarino (3 anni e 2 mesi ciascuno), Antonio Inserra (3 anni), Maurizio Di Bella, Davide Catalano e Salvatore Lombardo (2 anni). Assolti con la formula “il fatto non sussiste” Francesco e Gaetano Di Gregorio, Matteo Calascibetta, Davide Lombardo, Biagio Longobardi, Armando Giuliano ed Emilio Seidita. Tolti i sigilli a due centri scommesse.

L’operazione

L’operazione fu portata avanti dai finanzieri del comando provinciale del capoluogo siciliano che eseguirono in tutto 15 misure a persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo delle scommesse e truffa ai danni dello Stato, nonché per trasferimento fraudolento di valori. L’operazione “All In si gioca”, la prosecuzione dell’indagine “All In” del giugno 2020, è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca.

I provvedimenti

Con lo stesso  provvedimento il gip aveva disposto il sequestro preventivo di 6 agenzie scommesse, che si trovavano tra Palermo e in provincia di Napoli, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro. Le indagini dei baschi verdi hanno fatto emergere la presenza di due distinte associazioni a delinquere, parallele ma entrambe con a capo Salvatore Rubino. Sarebbe stato lui a costruire la rete commerciale illecita con la quale venivano raccolte giocate per almeno 2,5 milioni di euro al mese, come emerso da alcune intercettazioni telefoniche. Il primo gruppo, capeggiato da Vincenzo Fiore e Christian Tortora e composto da Salvatore Barrale, Maurizio Di Bella, Pasquale Somma e Giovanni Castagnetta, sovrintendeva all’operatività di una rete di agenzie, ognuna delle quali riconducibile a soggetti di fiducia (cc.dd. “master”). La seconda organizzazione, che pure gestiva centri scommesse attraverso cui operava la raccolta illecita, aveva altre presunte figure di rilievo, tra cui anche appartenenti alla famiglia mafiosa della “Noce”.

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