Sono 26 i beni sequestrati dalla finanza ai presunti mafiosi del Villaggio Santa Rosalia di Palermo. Si tratta di società ditte, auto, appartamenti, magazzini, attività commerciali e terreni per un valore di circa 6 milioni di euro. I sigilli riguardano 8 persone accusate di essere appartenenti alla famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia, che rientra nel mandamento di Pagliarelli. Oltretutto sono indagati per traffico di sostanze stupefacenti e per trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità mafiosa.

Il lungo elenco

Ecco l’elenco dei beni sequestrati, tutti a Palermo. A Giovanni Cancemi, 53 anni, la società Man service srls di via Montegrappa a Palermo, il panificio Priolo di via Santicelli e un’auto. Ad Andrea Ferrante, 48 anni, la ditta individuale Stella Angelo in via Enrico Toti. A Rosaria Leale, 33 anni, un appartamento in via Di Pasquale, un magazzino in via Giafar e un’auto. A Francesco Maniscalco, 35 anni, la ditta Grillo Giovanni nelle vie Cesalpino e Ameglio, la  società Mani F.V. srls di via Basile, il panificio Piemonte srls di via Piemonte, un appartamento a Largo Osi, un magazzino in via Piave e un autoveicolo.

Ed ancora a Silvestre Maniscalco, 44 anni, tre appartamenti e un terreno tutti in via Montegrappa ed una moto. A Rosario Manno, 57 anni, la ditta omonima in via Cartagine ed una moto. A Leonardo Marino, 34 anni, due appartamenti in corso dei Mille, un appartamento e un magazzino in via Brancaccio e un altro appartamento ancora su cortile Calabrese. Infine a Salvatore Sorrentino, 58 anni, un’auto.

Le indagini

Le indagini sono condotte dal Gico nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo nell’ambito dell’operazione denominata “Villaggio di famiglia”. Attività che scattò lo scorso 27 giugno e che culminò con 33 misure cautelari. Venti delle persone finite nell’inchiesta “Villaggio di Famiglia” percepivano direttamente o tramite il proprio nucleo familiare il reddito di cittadinanza, beneficio che è stato sospeso.

La famiglia controlla tutto al Villaggio

Come emerso dalle indagini la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia avrebbe controllato e condizionato il tessuto economico del territorio. Nulla sfuggiva, dalla vendita ambulante di pane con l’imposizione dei prezzi di vendita dei prodotti. Ma c’era anche la fornitura in regime di monopolio dei fiori attraverso una rete di venditori palermitani nei pressi dei cimiteri di Sant’Orsola e Santa Maria dei Rotoli. Favorivano le imprese ragusane, vicine ad esponenti mafiosi legati ai clan stiddari di Vittoria. L’apertura dei negozi avveniva dietro autorizzazione con l’imposizione di ditte e tecnici per la realizzazione di lavori nei locali commerciali.

La famiglia controllava anche gli affari immobiliari, le aziende del settore edile e del movimento terra ed era sempre pronta a dirimere le controversie tra privati. Diversi affiliati tenevano la cassa della famiglia. Riserve di soldi contanti per potere assicurare il sostegno economico ai carcerati o a chi si trovava in difficoltà economica. Anche al Villaggio sono arrivati negli anni fiumi di cocaina dalla Calabria. Nel corso di indagini è stato ricostruito il pagamento di un grosso quantitativo di droga per circa 700 mila euro. I finanzieri in quell’occasione bloccarono un corriere con 7 chili di droga.