I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Alcamo, nelle prime ore della mattinata di oggi, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Trapani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, della società che gestisce il parcheggio attiguo al parco archeologico di Calatafimi Segesta.
Si tratta della prosecuzione dell’operazione denominata “Phimeseseguita” dai Carabinieri di Alcamo lo scorso febbraio, nella quale erano stati tratti in arresto l’imprenditore Francesco Isca e il vicecomandante della locale Polizia Municipale per il reato di corruzione. L’attività dei Carabinieri, infatti, aveva permesso di dimostrare l’esistenza di un patto corruttivo tra i due, volto a favorire il parcheggio gestito dall’imprenditore, mediante il sanzionamento di tutte le autovetture posteggiate in altri luoghi.
I successivi accertamenti svolti dai militari dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trapani, hanno permesso di verificare come la società che gestisce il parcheggio in questione sia stata fittiziamente intestata ad altri due individui, cioè la figlia del citato vice Comandante della Polizia Municipale e il figlio dell’ex-sindaco di Calatafimi Segesta, Ferrara Nicolò. Una strategia ideata da Isca per aggirare l’eventuale emissione di misure di prevenzione patrimoniali, pur continuando a mantenere la gestione e a ricevere gli incassi dell’attività.
L’imprenditore, infatti, appreso delle indagini sul conto di Vito Nicastri, arrestato insieme a Francesco Paolo Arata ed a cui era particolarmente legato anche in affari illeciti, aveva ritenuto opportuno non risultare quale proprietario e gestore diretto della società, nel timore che la stessa potesse essere oggetto di interesse da parte degli inquirenti. Il rischio era ben concreto, non solo perché la medesima sorte era spettata anche alle società di proprietà di personaggi a lui attigui, quali il Nicastri per l’appunto, ma anche perché un’altra ditta di Isca era stata cancellata dalla c.d. “white list” della Prefettura di Trapani (lista delle imprese non soggette a tentativo di infiltrazione mafiosa, operanti nei settori esposti maggiormente a rischio).
Tale provvedimento era dovuto, infatti, ai collegamenti accertati di Isca – per il tramite dell’ex convivente legata ai Crimi di Vita (TP) – con la criminalità organizzata, in particolare con Musso Vito e Calogero. Per tali motivi, il GIP del Tribunale di Trapani, concordando con le risultanze investigative acquisite dalla Compagnia Carabinieri di Alcamo, ha disposto il sequestro preventivo della società, ora interamente affidata ad un amministratore giudiziario che continuerà a curarne l’attività, garantendo il regolare funzionamento del parcheggio. Isca, invece, dovrà rispondere, insieme ai due intestatari fittizi della società, del reato di “trasferimento fraudolento di valori”.
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