Lo aveva annunciato il sottosegretario Davide Faraone, e a stretto giro gli fa eco l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei che annuncia un risultato perfino superiore a quello promesso da Faraone: “La settimana prossima si chiude una prima fase importante di risanamento dei conti della Regione – ha detto Baccei intervenendo al Convegno di Palazzo delle aquile sulla Riforma della Pubblica Amministrazione -. Avevamo due miliardi di euro di disavanzo a fine 2014, oggi abbiamo 636 milioni di avanzo (in base al rendiconto generale di chiusura annunciato la scorsa settimana e pubblicato in gazzetta ieri ndr), con la differenza in un anno di quasi due miliardi e 700 milioni. Penso sia un evento storico”.

Ma il risultato principale non è l’abbattimento del debito ‘cartolare’ (ovvero sulla carta) ottenuto con la chiusura del bilancio 2015 quanto l’arrivo da Roma dei fondi che salveranno il bilancio 2016, che era stato annunciato subito dopo le amministrative  “Quest”anno avremo dallo Stato un miliardo e ottocento milioni di euro (Faraone aveva parlato di un miliardo e 400 e comunque il contante si attesta intorno ai 500 milioni ndr), di cui 300 milioni sono di Iva che ritorna in Sicilia, attraverso la revisione delle norme dello Statuto. Un risultato atteso da 70 anni – sostiene Baccei – e che noi abbiamo fatto in sette mesi”.

Ma Faraone poco prima aveva condizionato anche questi trasferimenti che dovrebbero essere deliberati la prossima settimana con il Dl Enti Locali ad un immediato recepimento della legge di riforma della Pubblica amministrazione, la ‘Riforma Madia’  “Come Sicilia – ha detto Faraone – non dobbiamo stare sempre indietro e fare le cose solo perché c’è il Governo Renzi che le impone, ma agire finalmente in autonomia. Siamo indietro di due riforme sulla pubblica amministrazione, la Brunetta e la Madia, sarebbe il caso di adeguarci alla Madia che è ottima riforma e di farlo in fretta. Ci Aspettiamo che anche sulla riforma Madia la Sicilia faccia passi avanti, non possiamo vivere con il terrore che ogni volta che il governo Renzi fa una riforma venga poi bloccata in Sicilia in attesa di recepimento”.

“La grande domanda ogni volta è ‘come viene recepita?’ I siciliani temono questi passaggi, fino ad oggi nel corso di questo governo quattro riforme recepite sono andate incontro a quattro impugnative”.

“La Regione – ha concluso – deve fare da sola attività di riforma perché serve a se stessa, con consapevolezza, non come fatto finora, solo sotto la spinta del ricatto da parte dello Stato. Vorrei che noi riuscissimo a essere più avanti rispetto a quello che si mette in campo a livello nazionale”.