Con l’elenco delle vittime pronunciato da Pietro Grasso ed il silenzio fuori ordinanza suonato, quest’anno, perfino in anticipo rispetto alle tradizionali 17,58, ora della strage, si chiudono le celebrazioni ufficiali in ricordo di quella drammatica giornata del 1992 quando la bomba della mafia spezzò le vite di Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta squarciando in due non solo l’autostrada ma anche le coscienze dei siciliani.

In 500 alla contromanifestazione

All’Albero Falcone, oltre le centinaia arrivate per le celebrazioni ufficiali, sono giunti anche i circa 500 della contromanifestazione partita da Piazza Verdi alle 15,00 e arrivata in via Leopardi portando uno striscione che recitava “Non chiedeteci silenzio”.

“E’ veramente una vergogna che sia stato anticipato di 10 minuti il momento del ricordo con il minuto di silenzio. La prima volta dopo 33 anni dalla strage di Capaci. Un offesa alla città che è scesa in strada in questo corteo popolare. Un’offesa alle migliaia di giovani che hanno preso parte, un offesa alle varie sigle e un offesa anche agli agenti di polizia che sono scesi in strada per garantire questo corteo e che hanno perso tre colleghi nella strage di Capaci”. Lo dice Jamil El Sadi uno degli organizzatori del corteo che è sceso in piazze e si è radunato per ricordare la strage di Capaci e commemorare le vittime.

La replica della Fondazione Falcone “Memoria non è un cronometro”

“Non c’era alcun voglia di alimentare polemiche. É vero, il silenzio del trombettista é arrivato con qualche minuto di anticipo su quel fatidico orario che da 33 anni ci ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i meravigliosi ed eroici uomini della scorta guidati da Antonio Montinaro. L’unica cosa che conta per davvero è l’essere stati uniti, insieme, per ricordare ancora una volta i nostri Eroi” replicano dalla Fondazione Falcone.

“La politica non c’entra nulla e chi tenta di strumentalizzare quei 7 o 8 minuti di anticipo commette un errore di valutazione. É così difficile comprendere che per chi – come noi- porta nel corpo e nell’animo quelle ferite non rimarginabili, le 17.58 del 23 maggio del 1992 scoccano e segnano ogni attimo della nostra vita da 33 anni? Per noi la memoria non é un cronometro ma impegno in ogni attimo della nostra vita”.

Il Museo del Presente fulcro delle celebrazioni

Il fulcro della giornata, però, era stato il Museo del Presente dal quale è partito un appello: sensibilizzare, educare e trasmettere la memoria del periodo stragista è un dovere morale che riguarda tutti.

In occasione del 33° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Palermo ha reso omaggio a quelle vittime stringendosi attorno al loro ricordo. Un ritorno al passato necessario per accendere la coscienza delle nuove generazioni. A Palazzo Jung, sede del Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, figure istituzionali e membri storici del pool Antimafia hanno trasformato il ricordo in impegno concreto, dimostrando che la memoria, per essere viva, deve diventare azione quotidiana.

Essere un esempio per i giovani

A ribadire l’importanza di trasmettere la scia antimafia ai giovani, è stato anche Alessandro Giuli, ministro della Cultura: “Oggi, in questo anniversario straordinario, bisognava essere di esempio per i giovani, valorizzare questo straordinario museo, ricordare due straordinarie figure ed evitare qualsiasi forma di discordia o polemica”.

Uno degli strumenti efficaci a compromettere lo sviluppo del pensiero mafioso è educare alla cultura: “Laddove ci sono periferie abbandonate e quartieri dimenticati si annidano malavita e isolamento sociale. La cultura deve creare relazioni comunitarie ed essere rigenerazione urbana nei luoghi dove i giovani devono trovare strumenti di conoscenza e sensibilizzazione alla comunità”.

“Si fa molto ma non è ancora abbastanza”

Non è ancora abbastanza.” È questo il messaggio che emerge con forza dalle parole dei membri della Commissione parlamentare Antimafia. Un lavoro costante, che ha portato a risultati importanti, ma che non ha ancora raggiunto l’obiettivo più ambizioso: sradicare alla radice la cultura mafiosa.

A ribadirlo è stata la presidente della Commissione, Chiara Colosimo, durante le celebrazioni per il 33° anniversario della strage di Capaci: “Si deve fare molto, si fa molto, ma non si è fatto abbastanza finora. Anche l’ultima richiesta di verità lanciata da Fiammetta Borsellino ci ricorda che dobbiamo fare un passo in più.”

Colosimo ha poi elogiato il Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, definendolo un luogo simbolico e attivo nella lotta alla mafia: “Questo museo non è solo uno spazio della memoria, ma uno strumento concreto di consapevolezza e cambiamento. Chi lo attraversa non si limita a osservare il passato: è chiamato a scrivere la propria storia, a diventare parte di un impegno collettivo.”