Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando è stato al santuario dedicato a santa Rosalia, figura che in questi giorni è stata al centro del 397° festino. Il primo cittadino è stato in compagnia del reggente del santuario,  don Marco Grossholz, ed ha voluto lasciare ai piedi della patrona di Palermo un omaggio floreale.

La peste con il volto del covid19

“Insieme – ha detto Orlando – gridiamo viva Palermo e Santa Rosalia. È un festino diverso nel quale la fede è vissuta in maniera sostenibile per proteggere i valori della comunità. E la salute fa parte dei beni preziosi di una comunità. La peste oggi ha il volto del Covid, della fragilità, della sofferenza, dell’emarginazione. La partecipazione dei palermitani è stata sobria ma intensa. Il Festino c’è anche senza masse vocianti”.

Ieri sera il clou degli eventi sotto tono

Il messaggio del sindaco è stato chiaro: il festino non può considerarsi un fallimento solo perché questa edizione è stata mancante della processione, che è un momento cruciale e sentito. Alcune limitazioni sono ovviamente frutto dell’emergenza coronavirus e delle necessarie misure per contenere il contagio. Ieri sera si notavano le sedie vuote alle spalle del sindaco e un clima mesto, non la solita gioia della notte del 14 luglio. È andato in archivio un altro festino che sarà ricordato probabilmente fra i più tristi di sempre. Pochi i partecipanti anche tra le autorità. Ogni anno il festino ha la stessa devozione ma quest’anno è cambiato il modo di viverla. Tra i palermitani c’è grande intensità di devozione che non si manifesta con forme eccessive, ma viene vissuta in modo profondo e sostenibile in linea con i tempi difficili che viviamo. Anche quest’anno nel nome di Santa Rosalia si riconosce tutta la comunità palermitana. Il discorso dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, è stato toccante: “Dobbiamo guardare al presente per preparare il futuro. E il domani riguarda i figli dei nostri figli, quelli che si stanno preparando a venire in questa nostra madre Terra: che non la trovino distrutta, che non la trovino depredata, che non la trovino infuocata. Che sia una casa confortevole, piena di vita e di relazioni!”.

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