Ammette di aver effettuato accessi illeciti alla banca dati delle Forze dell’ordine ma nega di averlo fatto per finalità illegali. Il sostituto commissario della Polizia di Stato Marco De Angelis, agli arresti domiciliari nell’inchiesta sul ‘Sistema Montante’, risponde alle domande del gip ed ammette controlli su una serie di persone effettuati senza una autorizzazione all’indagine. Ma De Angelis nega che quegli accessi fossero finalizzati al sistema di ricatti di Montante. Erano solo favori fatti a Diego Di Simone poliziotto in pensione e divenuto capo della sicurezza di Montante e dovevano servire solo a sapere chi frequentare e chi invitare alle manifestazioni antimafia e antiracket, insomma a non incorrere in errore magari invitando personaggi sottoposti ad indagini non ancora note.

Una ammissione solo parziale che gli inquirenti accolgono ma considerano non sufficiente. Il Gip Carmela Giannuzzo, infatti, contesta a De Angelis anche verifiche fatte sul magistrato Nicolò Marino divenuto assessore all’Energia della giunta Crocetta e inviso a Montante e soci.

Intanto è una sequenza di ammissioni di aver ricevuto avvisi di garanzia o avvisi a comparire per tutti i nuovi indagati che si affannano a confermare fiducia della magistratura e intenzione di collaborare per chiarire. Fra gli indagati l’ex presidente Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo bello, l’ex commissario dell’Irsap Mariagrazia Brandara, il successore di Venturi in Confidnustria Sicilia Giuseppe Catanzaro. Lo Bello, Brandara e Catanzaro si dicono pronti a ricostruire i fatti con i magistrati mentre emergono particolari di un video hard di Crocetta che sarebbe stato fatto sparire dalla rete di Montante per fare una cortesia al governatore in difficoltà. Per parte sua Crocetta nega tutto a cominciare dall’aver ricevuto fondi neri per la campagna elettorale e si dice vittima dello scontro interno a Confindustria dal quale avrebbe avuto solo danni e non certo favori.

“Vengo messo in mezzo a una vicenda che non mi riguarda, la verità è che c’è stato uno scontro interno a Confindustria in Sicilia, ma sono fatti che attengono all’associazione non a me – dice l’ex governatore – nel 2012 ho fatto l’accordo politico con Confindustria, con l’associazione che stava combattendo contro la mafia. Persino Claudio Fava dichiarò all’epoca che in Sicilia bisognava fare alleanze con Antonello Montante e Ivan Lo Bello impegnati nella lotta al racket delle estorsioni, battaglia sostenuta anche da ministri e magistrati. E io mi fermo lì, quello che è successo dopo non può essere utilizzato per gettare fango su scelte prese in un determinato periodo storico”.

Crocetta aggiunge: “E’ reato fare alleanze politiche con Confindustria? E come la mettiamo allora con i ministri espressione del mondo industriale nei governi a Roma?”.

“Quando feci l’accordo politico con la Confindustria della legalità, Linda Vancheri (indagata nell’inchiesta), che lavorava nell’associazione di Caltanissetta da dove era partita la ‘svolta’ antiracket, entrò in giunta in quota industriali con la delega alle Attività produttive, mentre Mariella Lo Bello (indagata) come rappresentante della Cgil all’Ambiente. Quando Vancheri decise di andarsene, contro la mia volontà perché volevo che seguisse l’Expo sino alla fine, fui io a nominare Lo Bello alle Attività produttive e senza indicazione di Montante. E a nominare Mariagrazia Brandara (anche lei indagata) a capo dell’Irsap fu l’assessore Lo Bello perché guidava il dipartimento di competenza”.

Nega anche i fondi neri per la capagna elettorale “Mai presi fondi neri per la mia campagna elettorale, in genere servono per comprare voti e io non ho mai pagato nessuno in vita mia. I contributi che ho ricevuto, roba da 5 mila euro, sono arrivati da imprese di Gela, tutto tracciabile e in regola con la legge. Se poi queste imprese aderivano a Confindustria non lo so, so invece che Sicindustria non mi ha dato un euro”.

infine Crocetta si scopre nemico di Montante e Catanzaro “Non ho mai fatto favori ad Antonello Montante e a Giuseppe Catanzaro, anzi: fu il mio governo a bloccare l’operazione di vendita dell’Ast alla Jonica trasporti dove Montante era socio, fu pure condannato a pagare le spese legali. E fui io a fare chiudere per tre mesi la discarica di Siculiana di Catanzaro perché non si adeguava alle prescrizioni durante l’emergenza rifiuti, creandogli un danno per 10 milioni di euro”. “Quando feci l’accordo politico con la Confindustria della legalità, Linda Vancheri (indagata nell’inchiesta), che lavorava nell’associazione di Caltanissetta da dove era partita la ‘svolta’ antiracket, entrò in giunta in quota industriali con la delega alle Attività produttive, mentre Mariella Lo Bello (indagata) come rappresentante della Cgil all’Ambiente. Quando Vancheri decise di andarsene, contro la mia volontà perché volevo che seguisse l’Expo sino alla fine, fui io a nominare Lo Bello alle Attività produttive e senza indicazione di Montante. E a nominare Mariagrazia Brandara (anche lei indagata) a capo dell’Irsap fu l’assessore Lo Bello perché guidava il dipartimento di competenza”.

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