“Montante negli anni, dietro il paravento dell’antimafia di facciata, ha insediato e cooptato una classe dirigente di potenti composta una sfilza di imprenditori, politici, professionisti, amministratori pubblici dal fare opaco, presentati e accreditati come paladini della legalità, che da svariati anni condizionano il potere politico, burocratico ed economico della Sicilia. Un nuovo sistema, coperto dalla maschera dell’antimafia di facciata, macchiato da inquietanti collusioni in cui si celano cinismi, legami e affari condotto da una classe dirigente incurante del danno irreparabile recato alla Sicilia e dall’inaccettabile offesa procurata all’impegno vero, coraggioso e genuino dell’antimafia sociale nato dopo le stragi”.
Sono le parole dell’imprenditore Marco Venturi pronunciate davanti alla Commissione parlamentare antimafia nell’audizione del 13 dicembre 2016.
“La mia richiesta di audizione era stata fatta nel 2015 e aveva lo scopo di segnalare la pericolosità e il condizionamento del sistema Montante nell’ambito della vita politica e amministrativa regionale, un sistema che esprime il vertice regionale e diversi esponenti di primo piano che governano società regionali, miste, enti importanti in Sicilia”, ha proseguito davanti alla Commissione parlamentare un anno e mezzo fa.
“Apparati che condizionano anche le parti sociali. Si è costituito un tavolo che si chiama tavolo regionale per la crescita e per lo sviluppo creato nel 2012 da Montante e che ha sede in Unioncamere regionale e che è presieduto dallo stesso Montante. Un sistema che controlla anche parte della comunicazione e della stampa che spesso gli ha fatto da cassa di risonanza. In molti preferiscono non parlare di questi problemi, in Sicilia quello che prevale è il silenzio. Siamo molto molto preoccupati perché nessuno prende posizione né la politica né la società civile, nessuno, tutti stanno ad aspettare che la magistratura faccia il suo corso, ma io penso che la politica abbia il compito di intervenire” concluse Venturi.
Ma Venturi parlàò anche di Crocetta e del suo governo “L’elezione di Crocetta è stata determinata anche dagli accordi che c’erano con l’ex presidente Raffaele Lombardo il quale aveva spaccato allora il centrodestra e quindi permesso a Crocetta di vincere le elezioni. Si erano curati anche dei “traslochi “che ci potevano essere di molti parlamentari dall’opposizione all’ala governativa”.
L’audizione, al tempo secretata, è stata adesso declassificata da segreta a “libera”. L’ex assessore attacca anche Confindustria nel suo insieme definendola l’ultima associaszione dall’impianto stalinista. “Confindustria mi ha deferito ai probiviri nazionali, perché è rimasta l’unica associazione di impostazione stalinista nel nostro Paese, per cui appena uno manifesta un dissenso, viene deferito ai probiviri ed espulso. Io ho subito questo processo farsa, in quell’occasione ho rassegnato le mie dimissioni perché ho capito e percepito che a nessuno interessava né l’applicazione del codice etico, né la trasparenza. A nessuno interessavano realmente i seri rischi di infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale del nostro Paese”. Il primo ottobre 2015 Venturi si dimise dalle cariche che ricopriva in Confindustria quale presidente di Confindustria Centro Sicilia; era membro della giunta regionale di Confindustria ed anche nel cda, per conto di Confindustria de Il Sole 24 ore. Ha anche cancellato la sua azienda dal sistema confindustriale.
Ma le sue affermazioni non vennero fatte a cuor leggero. “Sì noi abbiamo paura, io, Alfonso Cicero e agli altri soggetti che hanno condotto questa azione di contrasto alle mafie, perché l’azione di Cicero è un’azione che si è rivelata molto importante: circa quaranta procedimenti, di cui dieci sono già andati a processo su burocrati, politici e imprenditori collusi con la mafia, ventisei sono dei rinvii delle inchieste di indagine, poi ci sono diverse costituzioni di parte civile che ha fatto anche Cicero. Certo noi abbiamo molta, molta paura di quello che può succedere, perché i sistemi criminali sono variegati in Sicilia e presenti, tutti legati con le famiglie mafiose dei vari territori da quello che abbiamo potuto vedere con le informative antimafia e le interdittive atipiche che sono arrivate. Quindi Messina Denaro e Virga a Trapani, le varie famiglie mafiose della nuova mafia agrigentina ad Agrigento, gli Ercolano a Catania. …in Sicilia la mafia è presente in tutti gli ambiti”.
“Il cuore del problema in Sicilia sono le aree industriali, che rappresentano il cuore della mafia. Prima come assessore alle attività produttive della Regione siciliana, poi come presidente di Confindustria Sicilia ho un quadro abbastanza chiaro dell’inghippo e della gestione che si è avuta nelle aree industriali fin dal 1980, quando arrivarono fiumi di denaro per creare agglomerati che poi non portarono a nessuna impresa sana. Si costruirono questi agglomerati, si fecero infrastrutture spesso sovradimensionate, si spesero milioni di euro, centinaia di miliardi delle vecchie lire allora. Cosa che continuò con i patti territoriali, con le “quattrocentottantotto” che realizzarono solo cattedrali nel deserto non creando un’occupazione vera” ha aggiunto, infine, Marco Venturi disegnando un quadro più che allarmante
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