Dopo le conclusioni della difesa, è stata rinviata al 22 marzo l’udienza del processo in cui si dovrà decidere sull’eventuale applicazione della misura del soggiorno obbligato per Antonio D’Alì, senatore di Forza Italia ed ex sottosegretario all’Interno.
Il provvedimento è stato chiesto l’estate scorsa ai giudici delle misure di prevenzione dai magistrati della da di Palermo che ritengono il politico “socialmente pericoloso”.
Lunedì scorso la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della corte d’appello di Palermo che ha assolto D’Alì dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per le accuse relative a fatti accaduti dopo il 1994 e che aveva invece dichiarati prescritti i reati a lui imputati per gli anni precedenti. Alla luce della decisione della Suprema corte dovrà dunque celebrarsi in nuovo processo di secondo grado.
Proprio sulla scorta della motivazione del verdetto d’appello, però, la Dda, evidenziando l’esistenza di indizi che
dimostrerebbero per l’accusa la sua pericolosità sociale, ha chiesto per il senatore il soggiorno obbligato a Trapani.
Una bufera arrivata a 25 giorni dalle elezioni per il sindaco della città a cui D’Alì era candidato. Dopo la notifica della
richiesta della misura di prevenzione il politico non ritirò la sua candidatura ma non ottenne i voti
necessari per accedere al ballottaggio
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