“La figura di Rosalia Messina Denaro viene enfatizzata, viene amplificata. Credo che questo sia un segnale assolutamente negativo, esattamente come tutto il clima che permea tutta la vicenda che riguarda l’arresto di Matteo Messina Denaro. Manca soltanto che ci ritroviamo questa donna vada a raccontare la sua capacità imprenditoriale in qualche università e poi tutto abbiamo veramente concluso”. Lo dice Sonia Alfano, ex presidente della Commissione Antimafia dell’Europarlamento a Talk Sicilia.  Sonia Alfano è la figlia di Beppe Alfano, il giornalista ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1993 per le sue indagini su Nitto Santapaola, il boss catanese legato alla mafia stragista di Riina e Provenzano.

Sonia Alfano, “la natura della mafia non può essere distorta per fare audience”

Insomma, la natura della mafia non può essere distorta per fare audience. “Ho la sensazione che non tutta, ma una buona parte del mondo dell’informazione, pur di fare audience, pur di accaparrarsi qualche like o  qualche visualizzazione in più, stia tralasciando un attimino la vera natura di questa famiglia”, spiega l’ex europarlamentare.

Dai Messina Denaro mai un segno di pentimento

“Ricordiamoci chi è Rosalia Messina Denaro. Non è una sorella che aveva a cuore la salute del fratello o che era in pena per la latitanza del fratello. Lei è esattamente della stessa pasta del fratello. I Messina Denaro sono delle persone che non hanno mai nascosto la loro natura, che non hanno mai dato il benché minimo segnale di pentimento, di sentire la necessità di cambiare, dare dei segnali diversi”.

“Per quanto mi riguarda, preferirei che queste figure venissero assolutamente dimenticate e che la cronaca giornalistica ne parlasse soltanto per raccontare delle loro condanne e per raccontare i loro crimini. Questo vale soprattutto per Messina Denaro e per la sua famiglia”.

La cattura del boss trasformata in saga mediatica

“Dal 16 gennaio non facciamo altro che assistere al tentativo di voler trovare a tutti i costi un lato caratteriale che possa in qualche maniera colpire lo spettatore. Abbiamo assistito al tentativo di far emergere l’aspetto romantico di Matteo Messina Denaro. Ci hanno quasi costretto ad ascoltare le memorie di una donna che con lui pare abbia avuto una relazione sentimentale. Trovo veramente molto scadente questo modo di fare giornalismo.  Spero che questa sia soltanto una soap opera, perché se penso ad alcune immagini e ad alcune affermazioni fatte qualche giorno fa, temo possa anche esserci ben altro dietro.

Alfano, “sbagliato dare visibilità a Baiardo”

Il riferimento di Sonia Alfano è alla saga di Salvatore Baiardo, diventato quasi una sorta di profeta delle cose di Cosa Nostra. “Trovo assolutamente fuori luogo che venga data parola, voce e visibilità a persone che in questo momento è chiaro che stanno lanciando dei messaggi e mi riferisco a Baiardo, una persona che dice e non dice, ma quando dice, parla in una maniera particolare e assesta dei colpi ben precisi.

La mafia va raccontata dalla parte dei martiri

“Se proprio vogliono raccontare la mafia, lo si facciano con la prospettiva dalla parte giusta, quindi raccontando il dramma che vivono, per esempio i tanti militari: nessuno si chiede quanti carabinieri hanno perso la famiglia per strada, perché hanno fatto una scelta e hanno dedicato tutta la loro vita alla lotta contro la mafia.  Perché non viene dato lo giusto spazio alle vedove, ai parenti di quelle vittime innocenti che Matteo Messina Denaro ha fatto macellare.

Si parla del 41 bis, ma il vero dramma è la situazione dei detenuti per reati comuni

L’ex presidente della Commissione Antimafia dell’Europarlamento interviene anche sul 41 Bis. “Colgo l’occasione per sottolineare che il 41 bis non è una tortura, non è una violazione dei diritti umani. La vera tortura, la vera violazione dei diritti umani è nei confronti dei detenuti per reati comuni, cioè quelle persone che sono costrette a stare in una cella di pochi metri quadrati e sono anche in sei sette un solo bagno per sei sette persone. Chi è al 41 bis, invece, è in una cella da solo,  con l’aria condizionata, ha il televisore e può cucinare per i fatti suoi se quel che gli passa il carcere non gli piace. Lo dico con cognizione di causa, perché ho visitato tantissimi regimi di 41 bis e tantissime carceri, quindi so quello che dico”.

 

La versione podcast della puntata di Talk Sicilia

 

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