‘Prove inadeguate’, ‘suggestiva circolarità probatoria’, ‘interpretazioni indimostrate’. Così il giudice per l’udienza preliminare Marina Petruzzella. Sono alcune delle parole contenute nelle motivazioni della sentenza con cui, il 3 ottobre del 2015, ha assolto dall’accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato l’ex ministro Dc Calogero Mannino.
In oltre 500 pagine il giudice, che ha processato l’ex politico in abbreviato, sostiene che i pm non abbiano portato la prova che Mannino sarebbe stato il motore della cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia.
“L’analisi integrale delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino ne ha rivelato l’assenza di coerenza e ha reso palese la strumentalità del comportamento processuale, la gravità degli artifici adoperati per rendere credibili le sue sensazionali rivelazioni e giustificare le sue molteplici contraddizioni e per tenere sulla corda i pubblici ministeri col postergare la promessa di consegnar loro il papello, carpirne così la considerazione e mantenere sempre alta su di sé l’attenzione generale, accompagnato nel suo luminoso cammino dalla stampa e dal potente mezzo televisivo, stuzzicati con altrettanta astuzia”. E’ il pesante giudizio espresso dal gup sul superteste della cosiddetta trattativa Stato-mafia, Massimo Ciancimino. Petruzzella ha depositato oggi le motivazioni della sentenza con cui ha assolto uno degli imputati del processo sulla trattativa, l’ex ministro Calogero Mannino che ha scelto il rito abbreviato.
“In particolare – prosegue il gup – sul finire del 2008 creava abilmente nei pm, che lo interrogavano sulla trattativa tra il padre e i due carabinieri del Ros, l’aspettativa del papello, che forniva solo in fotocopia sul finire del 2009, dopo averli riempiti di documenti del padre, selezionati a suo scelta e consegnati nei tempi da lui decisi, e di informazioni modulate a seconda delle evoluzioni del suo racconto e delle contraddizioni in cui andava incespicando. Non può mancarsi di notare ancora una volta: che l’autore del papello consegnato dal Ciancimino in copia ai Pm non è stato identificato”. Il gup elenca tutti i punti oscuri della collaborazione di Ciancimino che, con le sue rivelazioni, ha dato vita a un’indagine già archiviata in passato: come le dichiarazioni sul misterioso signor Franco, 007 che, da dietro le quinte, avrebbe mosso i fili della trattativa. “Non ha fornito alcun dato autentico e utile ad identificarlo”, scrive il gup che definisce “defatiganti, dispendiose e del tutto inutili” le ricerche investigative per identificare l’agente dei Servizi. Il giudice ricorda anche il documento falso predisposto da Ciancimino “ai danni di Gianni De Gennaro, all’epoca capo della polizia, e la vicenda dei candelotti di dinamite, fatti rinvenire ai Pm nel giardino della sua abitazione a Palermo, nell’aprile del 2011, per la cui detenzione ha già ricevuto una condanna”.
Il papello, l’elenco con le richieste che Totò Riina avrebbe fatto allo Stato per fare cessare le stragi mafiose, è “frutto di una grossolana manipolazione” di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo e teste principale del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Lo dice il gup Marina Petruzzella che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha assolto uno degli imputati del processo sul presunto patto tra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni, l’ex ministro dc Calogero Mannino.
Ciancimino “lo ha fornito solo in fotocopia senza dare di ciò alcuna motivazione plausibile, posto che la circostanza che si trovasse in cassaforte all’estero non avrebbe impedito la consegna dell’originale; – scrive il gup – ed è evidente che le fotocopie, con l’uso di carte e inchiostri datati, impediscano l’accertamento delle epoche degli originali, oggetto della copiatura; non ha voluto rivelare chi gli avesse spedito il papello dall’estero, come da lui sostenuto, né perché non potesse dirlo ai pm e ha detto di non conoscerne l’autore”.
“E naturalmente – sottolinea il giudice – non si può non sottolineare come il castello accusatorio si sia fondato su documenti prodotti da Massimo Ciancimino in semplice fotocopia e non in originale”.
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