Sono in corso, nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo le autopsie sui corpi di Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera e Ignazio Giordano, tre dei cinque operai morti lunedì mentre lavoravano alla rete fognaria di Casteldaccia.

In tutto le vittime dell’incidente sul lavoro, probabilmente provocato dall’inalazione del gas prodotto dalla fermentazione dei liquami, sono state cinque: quattro erano dipendenti della Quadrifoglio Group, la società che ha avuto in subappalto i lavori dalla Tek, che a sua volta si era aggiudicata la manutenzione della rete formarla dall’Amap, municipalizzata di Palermo. La quinta vittima, Giuseppe La Barbera, era un interinale Amap.

Domani le autopsie sugli altri due operai morti

Le autopsie sugli altri due operai morti, Roberto Raneri e Giuseppe Miraglia, verranno, invece, eseguite domani. Ieri Nicolò Di Salvo, titolare della Quadrifoglio, ha ricevuto un avviso di garanzia per omicidio colposo plurimo, ma la lista degli indagati potrebbe presto allungarsi.

I pm che indagano sulla strage stanno cercando di accertare eventuali falle nella sicurezza – nessuno degli operai, che peraltro non sarebbero dovuti scendere all’interno dell’impianto, aveva le mascherine – e le responsabilità di chi doveva vigilare sulle opere.

Resta in prognosi riservata l’operaio coinvolto nell’incidente

Intanto resta riservata la prognosi sulla vita sul paziente coinvolto nell’incidente sul lavoro di Casteldaccia e ricoverato nella terapia intensiva del Dipartimento di Emergenza del Policlinico.

Nel corso delle ultime 24 ore, l’equipe diretta dal professore Antonino Giarratano, ha effettuato due “finestre” nella sedazione, restando sotto controllo la funzione respiratoria, supportata ancora meccanicamente, e si sono registrate alcune risposte finalizzate agli ordini semplici.

L’Azienda ospedaliera universitaria smentisce categoricamente le notizie apparse su alcune testate giornalistiche circa “un risveglio dal coma del paziente” e invita a ricorrere alle fonti ufficiali per la verifica delle informazioni.

La pista privilegiata nelle indagini

Secondo le prime ricostruzioni, le vittime lavoravano per la Quadrifoglio Group che si era aggiudicata in subappalto dalla Tek i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia e di altri comuni, lavori esternalizzati da Amap, la municipalizzata del capoluogo, e non sarebbero dovute scendere nell’impianto ma avrebbero dovuto procedere allo spurgo dei tombini dalla strada.

La sonda dell’autospurgo, che avrebbero dovuto calare dall’esterno – il tombino era stato ricoperto di asfalto in precedenti lavori stradali – si sarebbe bloccata e gli operai avrebbero chiesto il permesso al direttore dei lavori di Amap di scendere sotto terra. Il tappo che impediva alla sonda di spurgare sarebbe saltato e i primi 3 dipendenti sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante.

Il tentativo di soccorrere le prime vittime

Per soccorrerli altri tre lavoratori sarebbero scesi. Altri due sono morti, uno è in fin di vita. Le indagini puntano a chiarire eventuali falle nella sicurezza – nessuno degli operai indossava mascherine -, con quali criteri fosse stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza e perché il tecnico Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella stanza dell’impianto. C’è da chiarire anche la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.

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